ilNapolista

“Morte agli infedeli”, un thriller nel Duomo di Napoli

Una cellula di jihadisti con base a Napoli avvelena il cardinale. Ritorna in libreria lo scrittore napoletano Francesco Mario Passaro

“Morte agli infedeli”, un thriller nel Duomo di Napoli

Ritorna in libreria lo scrittore napoletano Francesco Mario Passaro e lo fa con un’opera – “Morte agli infedeli (pagg. 220, euro 16; Forsytia, Ianieri edizioni)” – che dosa in una buona mistura il giallo con il thriller. Una cellula di jihadisti con base a Napoli avvelena il Cardinale cittadino Clemente Bondja durante un pranzo in un ristorante sul mare. La cosa è ordita da Amal – in realtà la ragazza si chiama Lisa Scotti – e da altri foreign fighters italiani che si sono radicalizzati in Siria: Rashad, e dal marito della donna Abu Zahid. Ma agli occhi di tutti passa per un’accidentalità. In questa temperie piscologica e geopolitica la posse terroristica cerca di alzare l’atmosfera di contrapposizione occupando – il giorno delle esequie del Cardinale – il Duomo di Napoli e tenendo in ostaggio decine e decine di fedeli, attori, camorristi, politici e giudici.

La Questura delega la conduzione delle trattative dell’inusitato sequestro alla dirigente di polizia Nerea Fusco che ha nel curriculum le caratteristiche precipue per gestirlo: la giovane vicequestore partenopeo è separata dal marito Luca Borrelli che ha buttato fuori di casa. La coppia ha due figlie: le gemelle Gaia e Lidia, quest’ultima sta lottando per un cancro al Cotugno.

Se nella prima fase il thriller di Passaro è necessariamente dettagliato per descrivere la galassia dei foreign fighters ed i traffici posti in essere dallo Stato islamico, nel susseguirsi della storia – mai banale – trova posto e senso l’arte narrativa dello scrittore che non fa mai calare la suspense del dramma e non rinuncia ad una delle caratteristiche che avevamo già sottolineato nelle sue prime opere: la grande capacità di penetrare introspettivamente i personaggi.

Rashad – il capo degli jihadisti – è il portavoce-leader di quella che poi si comprende come scheggia impazzita del variegato mondo del terrore islamico. La lotta tra i due vertici dei sistemi legali ed illegali va avanti a colpi di dialettiche. Nerea scopre che c’è qualcosa di conosciuto nella voce arrogante ed artefatta di Rashad. Il sequestro va avanti con un menage che getta gli inquirenti nella confusione: rilascio di prigionieri, richieste inusitate dei terroristi, blitz delle forze dell’ordine ed esplosioni. Tutto ritmato da ambiguità, ossessioni e malvagità. Lo scrittore sa ben descrivere lo spettro emotivo e fisiologico della giovane dirigente di polizia, anche madre e donna: e ne tocchiamo tutti i cambiamenti di umore, le paure e le lune che passano. Ed a contrario le cause che hanno portato Rashad all’odio assoluto  La rivelazione finale dà ancora più forza ad un parallelo che a metà libro avevamo intravisto tra i due modi di essere della Fusco e di Rashad. Aveva ragione Leonardo Sciascia a pensare che quello che subiamo nei nostri primi dieci anni di vita, saremo condannati a ripeterlo.

ilnapolista © riproduzione riservata