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Lillo: «Una volta, durante le riprese di un film, ho rischiato di uccidere Raffaella Carrà»

Al Fatto: «Da bambino ero chiuso, giocavo solo con i soldatini. Negli anni ’80 vendevo cinte colorate ai semafori, poi i cerotti porta a porta»

Lillo: «Una volta, durante le riprese di un film, ho rischiato di uccidere Raffaella Carrà»

Su Il Fatto Quotidiano una lunga intervista a Pasquale Petrolo, in arte Lillo. Racconta i suoi esordi come attore. Una strada che non aveva affatto considerato possibile. In realtà avrebbe voluto diventare fumettista professionista. Racconta com’era da bambino.

«Ero già fissato con i fumetti, volevo diventare un fumettista professionista e con tigna ho iniziato a disegnare, ma senza grandi qualità artistiche. Ero uno dei bambini più chiusi del pianeta, giocavo con i soldatini e creavo storie, le arricchivo di giorno in giorno attraverso un lavoro di fantasia introspettiva, dialogavo con me stesso; il problema nasceva quando mamma optava per la socializzazione forzata e mi piazzava accanto i figli delle amiche e questi mi rompevano le palle: si sedevano accanto a me e mettevano bocca, pretendendo pure di variare la narrazione. Io mi ribellavo; (pausa) solo dopo le scuole superiori ho iniziato a trovare ragazzi con le mie stesse passioni e stile di vita, prima di allora sono stati “cacchi”».

Sia la sua famiglia che quella di Greg, suo storico compagno di scena, non erano benestanti. Racconta di aver fatto tanti lavoretti per mantenersi da solo.

«Credo di essere stato uno dei primi a vendere al semaforo. E parliamo degli anni Ottanta. Vendevo cinte di tela colorate per jeans; poi sono passato di livello e con la valigetta presentavo i cerotti porta a porta. Poi ho mollato i cerotti e la mattina disegnavo ranocchiette per un’azienda di borse da scuola, il pomeriggio frequentavo la Scuola Europea di Design; ah, sono stato pure rappresentante di olio per i ristoranti: un disastro. Non sono in grado di insistere; presentavo i prodotti, poi spiegavo i prezzi, ma il mio era sempre il più caro. Ogni volta mi rispondevano: “Quello del tuo collega è buono, alla gente piace e lo pago di meno”. E io: “Ha ragione, arrivederci”».

Lillo racconta anche un aneddoto riguardante Raffaella Carrà.

«Durante le riprese di Colpi di fortuna ho rischiato di uccidere la Carrà. Avevo una scena con lei: dovevamo ballare su un palco, ma durante le prove, per sbaglio, l’ho spinta un po’ troppo in là senza calcolare che dietro di lei c’era il vuoto. L’ho ripresa al volo mentre, per non cadere, roteava le braccia. Lei ha riso, io me la sono fatta sotto».

 

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