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Gazzetta: Se Marotta non condivide la linea dell’Inter, dovrebbe dimettersi 

Nella cessione di Lukaku proprietà e dirigenti sono ugualmente responsabili. E anche Inzaghi avrebbe dovuto aspettarselo: ha lo stesso dirigente che ha curato l’uscita di Conte dal club.

Gazzetta: Se Marotta non condivide la linea dell’Inter, dovrebbe dimettersi 
Mg Lugano (Svizzera) 17/07/2021 - amichevole / Lugano-Inter / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Giuseppe Marotta

Sono tutti responsabili per l’addio di Lukaku all’Inter: dai dirigenti alla proprietà e anche il tecnico, Simone Inzaghi, avrebbe dovuto prevederlo. Lo scrive Andrea De Caro sulla Gazzetta dello Sport.

Non ci sono vittime e carnefici in questa storia: nessuna anima candida che possa sbandierare stupore o aperto dissenso, a meno che non venga seguito da dimissioni”.

Zhang è il principale responsabile.

Se l’Inter è in questo stato di difficoltà, la responsabilità è di Zhang e del suo gruppo dirigente. Da due anni sono stati chiusi i rubinetti, il mercato interista è andato avanti con artifici finanziari, pagherò, cessioni con recompra e incentivi all’esodo”.

I club di prima fascia nel mondo, tranne pochissime eccezioni, “non sono un affare”, lo sanno tutti,

“ma non è obbligatorio prendere un club e quando non si riesce più a gestirlo, meglio venderlo. L’Inter ha fatto uno sforzo per vincere lo scudetto, sapendo che dopo sarebbe arrivato il conto. Eccolo”.

Zhang, però, aveva avvertito i suoi dirigenti della necessità di tagliare gli ingaggi. Era chiaro che non sarebbe stato possibile senza vendere qualche big. C’è chi, davanti alla certezza di un ridimensionamento ha preferito andar via, cioè Conte, e chi, invece, ha ritenuto “più giusto o conveniente rimanere”, cioè Marotta.

“Tra i dirigenti più scaltri del nostro calcio, l’ad è un navigatore di mille mari e un abile gestore della sua comunicazione. Nonostante conoscesse buchi e necessità del club dopo la partita scudetto con l’Udinese ha annunciato raggiante «l’inizio di un ciclo vincente e l’inseguimento della seconda stella». Eppure già nei mesi precedenti conscio delle difficoltà raccontava che non sarebbe rimasto «a fare il liquidatore». Per calmare i tifosi delusi dopo l’addio di Conte, si è esposto assicurando che Lukaku non si sarebbe mosso e lui sarebbe stato il garante di un’Inter competitiva, altrimenti si sarebbe dimesso. Davanti alla possibile contestazione per la cessione del belga, ha preso le distanze facendo trapelare la contrarietà sua e di Ausilio all’operazione. Però quando si occupano ruoli così importanti se davvero non si condivide più la linea della proprietà, si dovrebbe poi fare il passo successivo. Ma come disse una volta Winston Churchill: «Ho dato le dimissioni, ma le ho rifiutate…»”.

Nemmeno Inzaghi può stupirsi, continua De Caro.

“È passato dalla sesta in classifica alla prima, con ingaggio raddoppiato, anche per accettare situazioni così. Il suo agente Tinti è lo stesso che ha curato l’accordo di uscita di Conte dal club. Crediamo qualcosa gli avesse raccontato…”.

 

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