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Con “Vecchie conoscenze” Manzini si è emancipato dal suo personaggio

Nel suo ultimo libro lo scrittore rende il mondo presente con i suoi limiti e la mancanza di albe nuove

Con “Vecchie conoscenze” Manzini si è emancipato dal suo personaggio

Qual è il timore più grande per un fan di un giallo? Che finiscano i testi e le storie e che anche – se c’è – la trasposizione in fiction cessi. L’uscita dell’ultimo ‘Manzini’ – “Vecchie conoscenze (pagg. 416, euro 15; Sellerio editore)” – ha tranquillizzato noi tutti fan… Il vicequestore Rocco Schiavone è ora alle prese con il delitto di Sofia Martinet, storica dell’arte ed esperta leonardesca, ed in contemporanea il caso Baiocchi opprime sempre la sua vita ed è in pena per la latitanza di Seba, uno dei suoi tre amici trasteverini (con Furio e Brizio). La sua vita sentimentale? Assente e persa nel ricordo della sua amata Marina, mentre la giornalista Sandra Buccellato resta la Calipso della sua vita. Gabriele si è trasferito a Milano e la casa ad Aosta è più vuota, mentre il suo agente Italo Pierron è sempre più un gamblerista e Michele Deruta fa outing e prende il coraggio a due mani. Tutto evolve: tranne Schiavone che resta legato al suo mondo di ieri incapace di andare avanti, classificandosi nella sua lista di rotture all’ottavo posto.

Insomma tutto il microcosmo di Antonio Manzini regge come fosse un luogo da noi frequentato ed in attesa di last news: ma regge anche la lingua di Manzini che è riconoscibile come il profumo di una vetta dell’Appennino meridionale con le sue faggete, le sue cenge, le sue creste e le sue vette ventose. Una lingua naturale, ma meditata; veloce, ma classica. In definita Manzini è anche uno scrittore che si è emancipato dal suo personaggio inventato ed ha la rara capacità di sapere rendere il mondo presente con i suoi limiti e la mancanza di albe nuove.

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