ilNapolista

Colpi di testa e demenza, il Telegraph: «In quale mondo la salute vale meno del divertimento dei tifosi?»

Anche la leggenda Law si è ammalato, ed è ripartito il dibattito: “Il colpo di testa va messo al bando. Il calcio deve mettere mano alle sue priorità e alla sua etica”

Colpi di testa e demenza, il Telegraph: «In quale mondo la salute vale meno del divertimento dei tifosi?»
Salvatore Laporta / KontroLab

Anche se il resto del mondo del calcio ignora – in maniera davvero plateale – il problema, in Gran Bretagna il colpo di testa è al centro di un vero e lunghissimo processo scientifico e mediatico. E’ accusato, con notevole supporto di studi e ricerche d’essere il responsabile dell’epidemia di demenze e sindromi da danni cerebrali che colpisce gli ex calciatori. Non ultimo la leggenda inglese Denis Law, che proprio ieri ha reso pubblica la sua patologia.

E’ scattato, di nuovo, il dibattito sui giornali. Anche perché Law sapeva – lo scrivono in tanti – che quello sarebbe stato il suo destino: guardava i suoi ex compagni ammalarsi uno ad uno e ne aveva già parlato. I dannati colpi di testa:

Law non ha addolcito la pillola quando ha descritto il gioco degli anni Sessanta. Aveva una tale paura di quei budini mollicci che cadevano dal cielo, più simili a palle mediche che a palloni da calcio quando assorbivano l’acqua, che avesse potuto avrebbe evitato qualsiasi colpo di testa. Le prove non sono solo aneddotiche. Una ricerca presso l’Università di Glasgow conclude che gli ex professionisti hanno un rischio quattro volte maggiore di sviluppare demenza rispetto alla popolazione generale.

Il Telegraph, tra l’altro, alla questione dedica la prima pagina del corposo inserto sportivo, come altre volte in passato. E scrive: “Si può pensare erroneamente che queste preoccupazioni siano sintomatiche di un’ossessione per la salute e la sicurezza, di un desiderio mal riposto di abitare un mondo senza rischi”, ma “l’allarme sui colpi di testa nasce non da sensibilità culturali, ma dalla carrellata di orrori che guardano in faccia il calcio”.

“Ora che Law è colpito dalla condizione che temeva, il calcio si trova di fronte a una prospettiva un tempo impensabile: quella parte del gioco, tollerata dal 1860, potrebbe essere messa fuori legge. L’agitazione per il cambiamento si sta avvicinando a una massa critica, alimentata dall’idea che le riforme esistenti non vadano sufficientemente lontano”.

Da quest’estate, caso unico al mondo, i professionisti in Inghilterra devono limitarsi a 10 colpi di testa “potenti” a settimana. “In apparenza una mossa lodevole – scrive il Telegraph. Ma non è altro che una linea guida, ed equivale comunque a 400 colpi di testa a stagione. Il colpo di testa è definito dagli scienziati dell’Università del Texas come “colpo subconcussivo minore”: da solo, insufficiente per infliggere traumi seri, ma se ripetuto migliaia di volte nel corso di una carriera è una ricetta per i guai”.

Il pezzo prosegue argomentando che in molti altri sport, come la Formula 1 si è deciso di intervenire per garantire la salute dei protagonisti. “Il calcio, che piaccia o no, è condotto dalla scienza verso una resa dei conti profonda. L’incubo che ha inseguito Law e i suoi fratelli non può continuare. Fino che punto la salute del praticante prevale sul divertimento dello scommettitore? In quale mondo una maggiore vulnerabilità all’impatto devastante della demenza può essere spacciata per un mero rischio professionale? Il calcio affronta una battaglia decisiva per mettere in ordine non solo le sue priorità, ma anche la sua etica“.

ilnapolista © riproduzione riservata