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Dopo soli 20 colpi di testa un calciatore non supera i test per la commozione cerebrale

In Inghilterra la demenza degli ex calciatori è un problema molto discusso. E passano alle vie di fatto: protocolli per gli allenamenti già da questa stagione

Dopo soli 20 colpi di testa un calciatore non supera i test per la commozione cerebrale
Salvatore Laporta / KontroLab

In Inghilterra passano ai fatti. Subito. Il dramma della demenza accostata al calcio, in particolare come risultato sul lungo periodo di carriere passate a colpire un pallone di testa, merita una presa di posizione immediata e non una lunga campagna che arrivi chissà dove. Per cui  l’Associazione dei calciatori professionisti ha intenzione di formulare nuovi protocolli già per questa stagione.

In un’intervista al Daily Telegraph, il presidente della PFA Ben Purkiss ha affermato l’Inghilterra diventerà il ​​primo paese a limitare formalmente i colpi di testa in allenamento. Il PFA vuole anche coinvolgere due dei più feroci critici del sindacato, Dawn Astle e Chris Sutton, in un nuovo gruppo consultivo sulla problema demenza.

Il PFA intende ora incontrare rapidamente esperti medici e stakeholder, tra cui la Federcalcio inglese, la League Managers’ Association, la Premier League e la Football League, per redigere una guida formale che mitighi il rischio di demenza.

Una ricerca della Liverpool Hope University ha rilevato che la maggior parte dei giocatori non supera il un test che evidenzia la commozione cerebrale dopo soli 20 colpi di testa a bordo campo.

Un altro studio dell’Università di Stirling ha anche dimostrato che c’è un’interruzione immediata della normale funzione cerebrale e una significativa riduzione della funzione di memoria a seguito di un minimo di 20 colpi di testa da calcio d’angolo. Si torna alla normalità dopo 24 ore.

Purkiss dice:

“E’ diventato evidente nell’ultimo anno che i giocatori vogliono agire. Non vogliono campagne lunghe. Non credo che nessuno in questo momento stia dicendo che il colpo di testa viene eliminato dal calcio. So, parlando con giocatori più anziani, che alcuni di loro evitano di giocare di testa, se possono, in determinate circostanze. L’ho fatto anche io verso la fine della mia carriera. Ma quando sei un giocatore emergente a 20, 21 o 22 anni – ed è allora che il tuo cervello si sta ancora formando – è molto difficile”.

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