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Spalletti: “Il Napoli è forte e mi somiglia, ma deve esserne consapevole. È la città dove calcio e miracoli sono la stessa cosa”

L’allenatore presentato in conferenza: “Sono orgoglioso di essere qui, siederò sulla panchina dove ha giocato Diego Armando Maradona”

Spalletti: “Il Napoli è forte e mi somiglia, ma deve esserne consapevole. È la città dove calcio e miracoli sono la stessa cosa”

Luciano Spaletti è stato presentato come nuovo allenatore del Napoli in conferenza stampa.

Il tecnico ha preso subito la parola: “È un piacere ritrovarvi, qualcuno già lo conosco. Se mi permettete faccio io la prima domanda, chi è quello più cattivo fra di voi? Ve lo chiedo per avere una risposta attendibili. Ci raduniamo lunedì a Castel Volturno, restiamo qualche giorno per test e visite, tra tamponi e vaccini. I 7 degli Europei andranno in vacanza e verranno direttamente a Castel di Sangro, mentre Zielinski, Lobotka ed Elmas verranno a Dimaro”.

Mertens come sta?

L’ho sentito prima e dopo l’intervento, vorrebbe passare a salutare tutti. Qualche giorno in più gli sarà concesso perché dovrà fare visite post operatorie.

Il Napoli è stato spesso discontinuo, qual è il suo primo obiettivo?

È una squadra forte, sono curioso di entrarci dentro il prima possibile per vedere fino in fondo quanto ne è consapevole. Essere forte, se non sai di esserlo, a volte non completa quello che deve essere il proprio comportamento. Di questo me ne renderò conto strada facendo, da quando me l’hanno detto che sarei venuto qui, non ho mai levato gli occhi di dosso alla squadra. Il Napoli mi piace e mi somiglia.

Cosa l’ha spinta a tornare?

Ho avuto la possibilità di stare un po’ a casa e per quelli come me è facile da fare: si sta in famiglia, si guardano le partite e si vive in campagna. Ogni tanto fa bene, si cammina, e siccome c’è ancora tanta strada da fare avere dei piedi forti è una bella cosa. Io sono emozionato sempre, è un lavoro che mi piace e mi crea sempre dei battiti forti al cuore. Il Napoli completa il mio tour dell’anima: ho allenato a Roma, la città eterna; a San Pietroburgo, la città degli Zar; a Milano, la città dell’industria e della Madonnina. Sono orgoglioso di essere qui, siederò sulla panchina dove ha giocato Diego Armando Maradona, nel suo campo. È la città dove il calcio e i miracoli sono la stessa cosa.

Per essere credibili, il calcio deve essere associato ai risultati. Ai tifosi del Napoli quello che dai viene reso con gli interessi. Il progetto è importante, mi piace lo slogan “Sarò con te” che poi è stata la canzone di battaglia per tante partite. È un grido di appartenenza che non dovrebbe mai mancare dentro questi ambienti di sport. È una mano che ti tende la città, che noi dovremo stringere forte per provare ad arrivare lontano e dimostrare di meritare di gestire questa maglia. La squadra è della città, qui sono quasi tutti tifosi del Napoli e quindi noi dobbiamo restituire quest’affetto con il comportamento e la disponibilità in campo.

Quanto è centrale Insigne nel suo progetto? Le è piaciuto agli Europei?

Sarebbe meglio parlare prima con lui, però siccome ne parlo bene posso dire qualcosa che tanto non lo turberò. Con Lorenzo ho parlato a telefono per fargli i complimenti dopo un gol fatto in Nazionale, gli ho detto che mi farebbe piacere averlo al mio fianco in questo percorso. Naturalmente ci sono altre questioni nel calcio e quelle le andremo ad analizzare insieme quando rientra. I complimenti sono per lui e Di Lorenzo, ha fatto vedere più volte il suo marchio di fabbrica e di che panni si veste. Di Lorenzo si adatta a tutto e lo fa con grande qualità. I complimenti sono anche per la Nazionale e Mancini per la squadra che ha allestito, perché è abbastanza visibile che assomiglia più ad una squadra che ad una selezione, molto del suo tempo per allenare lo spende al di là della propria metà campo. Non li ho mai visti allenarsi, ma sono convinto che si lavori per un calcio offensivo. Con la Spagna, siccome siete conoscitori attenti, si vuole trovare il pelo nell’uovo, è lì invece che si è vista una certa completezza.

Benvenuto al Sud innanzitutto. Cosa chiede Luciano Spalletti a Luciano Spalletti?

Io ho tutto. Mi sveglio sempre in forma la mattina, preciso, poi mi deformo un po’ in base a chi trovo durante alla giornata. A me non chiedo niente, chiedo solo per il Napoli. Mangio una bistecca al giorno, non ho bisogno di una mucca. Sono qui per tentare di allenare bene questa squadra e per fare più risultati possibile, perché è quella la possibilità che ho di rimanere una persona forte per Napoli. Napoli è piena di uomini che hanno lasciato il segno nella sua storia, ama come nessuno i propri eroi. Vorremmo diventare delle persone ricordate dai tifosi napoletani.

Ha parlato solo una volta negli ultimi due anni. È stato protagonista nella serie di Totti, non ha mai voluto prendere la parola. Le chiedo cosa le ha lasciato quella interpretazione da un punto di vista umano?

Sono felice di aver dato la possibilità di fare una fiction, aveva i contenuti per farla venire bellissima. Mi dispiace che non abbia avuto grande successo e che abbia ricevuto delle critiche. Se me l’avessero detto prima, avevo un paio di scene per fargli fare il botto e si completava l’audience. Io non voglio sottrarmi dal parlare di questa questione, perché poi ci sarà spazio per le cose anche meno importanti. Ma dopo però: ora ce n’è una più importante, che è allenare il Napoli e i suoi calciatori.

Dieci giorni fa, nella chiacchierata con De Laurentiis a Roma, è venuto fuori un aspetto importante che le dà un’ulteriore responsabilità. Il presidente dice che l’obiettivo è tornare in Champions League, per il futuro del club. Come si pone davanti a questa responsabilità, che è già dura?

La prima caratteristica deve essere quella di avere calciatori forti per entrare tra quelle quattro lì, perché ci sono grandi squadre. Entrare in Champions sarà la mia ambizione, la mia ossessione. Napoli – ho letto – è la città che ha più napoletani in giro per il mondo e già questo è un motivo per non rimanere fuori dall’Europa che conta. Si è detto che io terrei volentieri tutti i calciatori che ho disposizione: questo era un tentativo di fare un complimento a chi ha creato questa squadra, perché è forte. Sappiamo che per contratti in scadenza, Covid e altre questioni, il prossimo Napoli probabilmente sarà differente da quelli precedenti, però poi siamo qui per questo: costruirne un altro altrettanto forte.

Una squadra sfacciata mi piacerebbe, di scugnizzi che credano nel proprio talento e che vadano a metterlo in pratica su qualsiasi campo contro chiunque.

Quanto è importante l’Europa League?

È una competizione a cui tengo molto, così come alla Coppa Italia e al campionato, ma anche alle partite amichevoli e gli allenamenti. Ogni seduta mette un premio giornaliero, piccolo, ma se ti alleni bene per sette giorni poi la partita la giochi meglio. Si parte da lì e tengo a fare bella figura ogni volta che entra in campo il Napoli perché è la mia e la nostra squadra, io rappresento Napoli calcisticamente e le cose si fanno sul serio e per bene, senza snobbare nulla. In campagna quando si va nel bosco ci sono gli animali, quello più feroce mette tutta la forza che ha per mangiare, non la dosa mai. Non c’è una maglia per le partite amichevoli e una per le ufficiali.

Avrà seguito meglio il Napoli da fine gennaio, cioè quando è stato contattato da De Laurentiis la prima volta. Secondo lei perché ha perso forza negli ultimi metri, senza avere quel coraggio all’ultima giornata?

È vero che sono stato contattato a gennaio, io gli avevo dato la mia disponibilità aggiungendo che avrei preferito partire dall’inizio della stagione. Gattuso ha fatto un lavoro splendido e gliene do merito, è una persona che conosco bene e so quelli che sono i suoi credo calcistici. È una persona passionale e che ci mette sentimento. Ogni volta che ho giocato contro di lui, ho visto che è un allenatore che sa il fatto suo e sa fare il suo mestiere. Per quanto riguarda quello che possa essere successo, non lo so. Alla fine è mancata solo un risultato, ma ne sono state vinte molte altre, facendo grandi cose nel girone di ritorno. Ho sentito dire che sarà riorganizzato, a volte ci sono dei momenti in cui si trovano squadre che hanno meno da dire e a volte se ne trovano alcune che non hanno proprio nulla da dire. Bisogna stare attenti a noi, perché abbiamo le potenzialità per guardare in faccia qualsiasi avversario.

Tre anni fa, lei cos’ha notato nella serata di Inter-Juventus?

Io conosco molti arbitri perché sono abbastanza anziano, per me diventa difficile andare a sindacare su quello che può essere un episodio, anche perché ne ho ricevuti anche a favore oltre che contro. Io ho molta fiducia di queste persone, alcuni mi hanno anche arbitrato quando ero calciatore e c’è un rapporto molto amichevole dentro la professionalità.

Ci sono calciatori che sono stati in ombra: quanto si può incidere per far esprimere la propria potenzialità? Ha sentito Emerson? Le piacerebbe averlo qui?

Io prenderei un allenatore che è convinto di incidere sui giocatori, la differenza la fa la loro qualità. Conosco benissimo molti dello staff del Napoli, tra cui Giuntoli che viene anche dalle mie parti. Si cercherà di trovare le motivazioni che permettano a tutti di rendere nel modo migliore, sperando di non tornare indietro. Emerson? Non posso rispondere, però è una cosa che è possibile sia avvenuta.

Che margini di miglioramento avrà Osimhen?

Non vedo perché non dovremmo far bene con la rosa che abbiamo. Lui ha tutte le potenzialità per rientrare in questo discorso. È uno che attacca la profondità, dentro gli spazi ha ottime caratteristiche, poi sa far gol e si danna per la squadra. È uno di quelli a cui interessa coprire i metri per non lasciarli agli altri, la sua roba la porta a casa da solo. Serviranno tutti per arrivare fino in fondo, le distanze da colmare sono tante.

Che tipo di calcio proporrà il suo Napoli?

Non si potrà fare sempre la stessa cosa, bisognerà essere bravi a fare un po’ tutto. In una partita i più bravi come Liverpool, Manchester City, Barcellona, Real Madrid, hanno dei momenti in cui tornano a casa tutti e si mettono lì davanti la linea difensiva a fare blocco squadra. Abbiamo citato la Nazionale che ha avuto la capacità di sapersi adattare con la Spagna e ora si giocherà la finale. È chiaro che il passaggio fondamentale diventa questo, che si facciano tutte queste cosa da squadra. Bisogna mettersi a disposizione, come si diceva prima la partita è uno spazio di tempo che va riempito di cose e ce ne vanno messe diverse. È come quando si scrive un articolo alla fine. Il gol è la cosa più importante ma fare un po’ di lavoro sporco e fase difensiva sono cose che permettono poi ai compagni di recuperare fiato e avere meno metri da coprire, avendo più possibilità di individuare dove va la palla.

Siamo sempre stati attenti ad avere più uomini in costruzioni, al posto di avere molti calciatori in zona trequarti sopra la palla. A Coverciano si parla di costruttori e invasori. L’Atalanta, a cui vanno fatti i complimenti per come fanno calcio in campo e fuori, manda tantissimi giocatori in avanti e cerca di recuperare subito la palla e così si fanno meno metri per tornare indietro.

Lo stadio Maradona pieno dei tifosi sarà sicuramente un’altra cosa con i tifosi.

Dice che il Napoli è una squadra forte. Si aspetta di trovare ad inizio campionato Insigne, Koulibaly, Fabian Ruiz o ha un piano B nel caso in cui uno di questi parta?

Io terrei volentieri chi c’è adesso e loro fanno parte di quei nomi, però ci sono anche altre valutazioni da fare, e non si può fare adesso. C’è il tempo di Giuntoli per il mercato, ora è il suo tempo, se ne parlerà dopo. Non gli diamo un ruolo molto di movimento.

A parte l’Italia, cosa le è piaciuto di questi Europei?

Ci sono dei giocatori che mi sono piaciuti, ma non si fanno nomi: i nomi si fanno soltanto dei nostri. Le partite sono state tutte molto combattute, c’è sempre stato molto equilibrio con squadre organizzate, partite vive fino in fondo.

De Laurentiis ha spiegato che dopo Verona non è riuscito a guardare ancora negli occhi i giocatori per capire cosa è accaduto. Quale potrà essere la cura Spalletti per ripartire?

Loro sono già in debito con me, tutti. Il motivo glielo racconto ai calciatori, ma loro sono in debito.

Mourinho ha fatto cambiare la scritta a Trigoria, ha scritto “vincere, malgrado tutto”. Lei ha un’idea qui?

Non si possono fare paragoni con lui, l’ha detto, ha ragione (ride, ndr). Sotto l’aspetto motivazionale è uno dei più bravi, le frasi però le usiamo un po’ tutti, noi ne abbiamo già una sulla casacca d’allenamento.

C’è anche Meret. I nazionali italiani sono già un punto di partenza importante.

Meret e Ospina sono portieri importanti, siamo contenti di avere due portieri di questo livello qui, ci sarà bisogno di gestire tante partite e tanto stress, servono 20 più 3 portieri forti e avere 2 portieri così è un grande vantaggio.

Il VAR?

È perfetto, quando vedo le partite di B senza VAR è capitato l’episodio e mi dicevo che l’avrebbero messo a posto. Mette a posto tante situazioni. I falli di mano? Se si prende il regolamento che dice bene quali siano le dinamiche, bisogna dargli anche un po’ di interpretazione. Ho sentito parlare che tra gli arbitri si possa giocare anche a calcio, per me è fondamentale per fargli capire il punto di vista opposto. Però si è fatto passi avanti da gigante.

Ha conosciuto la città in questi giorni?

Ogni volta che sono venuto a Napoli l’ho sempre trovata piena di movimento ed emozionante, ho ricevuto un premio al Castel dell’Ovo e ho amici a Ischia. Non sono adatto per via Toledo, ma in quelle strade voglio la felicità e noi possiamo dargliela.

Cosa si aspetta da Manolas e Politano che ha già allenato?

Il massimo, sempre, per aiutare il compagno. Voglio dire una cosa sui contratti: i contratti ci fanno essere del Napoli per un numero di anni, le vittorie che faremo possono farci entrare nella storia e questa è la differenza.

Nell’attaccare la profondità Zielinski e Insigne sono alternative?

Rispondevo prima su Osimhen ma non vuol dire che gli altri non lo facciano. Insigne sa fare questo e altro, dagli spazi stretti vede anche dove non guarda. Dipenderà anche dagli avversari, ma gli avversari ci daranno pochi spazi alle loro spalle.

Che promessa fa a De Laurentiis, ai tifosi e a se stesso?

Solo l’impegno, mio e di chi mi circonda. Col presidente mi sono trovato bene, lui è uno che dice le cose in faccia ed è il tipo di persona con cui in genere mi trovo meglio. Il matrimonio è lungo, spero possa essere lunghissimo, ma le cose andranno fatte bene e gli dirò i miei punti di vista.

Come modulo si può pensare al 4-3-3?

È la soluzione più facile, io ho detto 4-2-3-1 di base in funzione del possesso avversario. L’importante è non tirare a campare.

Lozano le piace?

Sì, mi ha buttato fuori dalla Champions quando ero all’Inter: fu una sua accelerazione a crearci problemi.

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