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Nel 2021 è scontato che la Lazio sia un feudo fascista?

I tre giorni di camera di consiglio della Lazio per un comunicato accettabile, conferma che siamo fermi al Capello del 2009: “Il calcio è in mano agli ultras”

Nel 2021 è scontato che la Lazio sia un feudo fascista?

La mediazione sta maturando, ne sentiamo il fetore incombente. “Vabbé dai, ripariamo: Hysaj posti un video mentre canta Faccetta nera e la chiudiamo così, pari e patta”. Perché c’è “una scia di profonda amarezza” che sta rovinando “il clima di serenità” del ritiro della Lazio, a causa di una ragazzata: il neo-arrivato calciatore albanese che impavido ha cantato Bella ciao. Lì, sui monti con Annette dove il cielo è sempre blu, non c’è spazio per il malumore. E nemmeno per l’indignazione.

In un Paese che sotterra di “vergonnia!” ogni alito d’opinione – qualsiasi essa sia – stiamo raccontando da tre giorni l’irritazione degli ultras fascisti della Lazio. Con tanto di dichiarazioni apologetiche a mezzo stampa: “Non poteva non sapere”, ha detto “Franchino” all’Adn Kronos, nientemeno. Il giocatore albanese, nell’aggiornamento dell’ultimo striscione, è diventato “verme”, non più zecca.

Ma resta sottinteso il pigro distacco con cui il mondo accessorio, stampa compresa, dà per scontato (giornalisticamente quasi irrilevante) che la Lazio è fascista. Lo è “orgogliosamente”, “storicamente”, dice il maitre à penser Franchino. E nessuno riesce ad opporgli una resistenza. Non la società, non il “comunista” Sarri, tantomeno chi continua a ridurre questa tre giorni di revanscismo ultras ad un dato di fatto, una realtà sedimentata, incontestabile. Tutti attentissimi a soppesare le parole, per “non esacerbare gli animi” di gente che vive esacerbata di suo. Siamo fermi al 2009, Fabio Capello: “Il calcio è in mano agli ultras”.

Sulla questione la Lazio ha partorito – evidentemente stremata – un comunicato da avanguardia comica:

«È compito della Società tutelare un proprio tesserato e sottrarlo a strumentalizzazioni personali e politiche»

Abbiamo la Lazio che ricorda alla Lazio che la Lazio dovrebbe tutelare i giocatori della Lazio. Senza peraltro fare alcunché. Un memo, più che altro. O una resa incondizionata, come a dire: “Sì lo sappiamo che dovremmo difendere Hysaj, mica siamo dei dilettanti…”. E quindi? Che si fa? Boh.

Al “verme”, però, il club ha infine sbottato. Recuperando con un nuovo comunicato, almeno la posizione istituzionale:

«La Società Sportiva Lazio condanna fermamente il vergognoso striscione contro il calciatore Elseid Hysaj. Non è il primo episodio di questo tipo».

«Prendiamo nettamente le distanze da chi vuole strumentalizzare per fini politici questa vicenda che danneggia la squadra, tutti i tifosi laziali e la Società».

«Non ci faremo intimidire da chi usa toni violenti ed aggressivi: per loro non c’è alcuno spazio nel nostro mondo che invece è ispirato ai sani valori sportivi della lealtà e della competizione, del rispetto reciproco e della convivenza civile ed indirizzato al superamento di tutti gli steccati di carattere sociale, culturale, economico e razziale».

Il Comandante Sarri l’altro giorno ha preso le parti di Muriqi, c’è il video dell’attacco eroico ai soliti facinorosi: “Se sento dire un’altra cosa su Muriqi, faccio vuotare la tribuna”. Come a scuola: vi mando dal preside. I tifosi cazziati l’hanno anche applaudito. Ora che ci sarebbe da vuotare l’intera Curva Nord non una sola virgoletta è sfuggita all’allenatore. La Gazzetta dello Sport però dice che è “amareggiato”. Tanta solidarietà, mister.

Manca qualcosa al racconto di questa vicenda già mille volte narrata. Non c’è parvenza di stupore. La tribale lottizzazione – anche politica – delle squadre di calcio non fa notizia. Nemmeno in questa strana epoca in cui si invoca una rivoluzione ideologica, sistemica, ogni tre-quattro giorni. Di simbolismo in simbolismo ci facciamo scorrere l’ignominia addosso, comprese le figuracce internazionali quando non sappiamo se inginocchiarci e per rispetto di chi. Poi, campioni d’Europa e di benaltrismo, torniamo alle nostre cose, e ricominciamo con la Digos che avalla “il confronto” in piena notte, i diesse che si prestano diplomatici, i giocatori che chiedono scusa. Sempre, per tutto: canti, gesti, scherzi, rigori sbagliati, poco impegno, serate a ballare, varie ed eventuali. I tifosi, si sa, sono suscettibili. E tirano la corda perché non altro sanno fare, rivendicando così un posto a tavola che viene puntualmente concesso. Il comunicato della Lazio, tardivo, non fa altro che sottolineare il problema. Che non è “la strumentalizzazione politica”, ma l’ammissione a ruolo dell’ultrà-censore. Dato per pacifico, assodato.

Hysaj, a questo punto va ricordato, avevo intonato “Bella ciao”. I successivi tre giorni sono un mostro che abbiamo alimentato per anni. Semplicemente dandogli dignità.

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