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Erri De Luca: «Non si può essere complici o compagni dei figli»

Intervista al Napolista: «I no vax mi verrebbe considerarli marginali. La libertà non dipende dalla facoltà di andare in un locale pubblico»

Erri De Luca: «Non si può essere complici o compagni dei figli»

Incontriamo lo scrittore Erri De Luca in una bella sala interna dell’Hotel Continental di Sorrento – è qui per la presentazione del suo “A grandezza naturale (Feltrinelli)” al Centro “Monsignor Antronio Zama” di Piano di Sorrento.

Ha dato alle stampe questo ultimo romanzo che parla anche della paternità: c’è bisogno di forme di essa in questo tempo slegato dalla famiglia e dal reale?

“La paternità è qualcosa che ha a che vedere con un salto generazionale: non si può essere complici o compagni dei figli. La paternità si trasforma nel corso del tempo fino a scadere, a diventare superflua: ma non scade il fatto di essere dello stesso sangue”.

Nel romanzo è ricordato anche il dottore De Luca, suo padre…

“Aneddoti: mio padre non impartiva lezioni: aveva un suo modo di indicare esempi di comportamento. E su quello mi misuravo nel senso di adottarli o respingerli: per mio temperamento ero più respingente che assorbente”.

Ma è vera la vulgata che vuole il dottore Massimo De Luca – un personaggio fondamentale di “Ferito a morte” di La Capria – essere una rappresentazione letteraria di suo padre?

“Ricordo che La Capria veniva a casa mia a leggere capitoli dei suo libri a mio padre e mia madre – con papà erano amici – ma i miei genitori non si sono mai vantati di questo (sorride: confermando che il dato è vero)”.

Che effetto le fa quest’Italia di Guelfi e Ghibellini tra pro vaccino e contra Green pass?

“Quelli che non si vogliono vaccinare sono una tale minoranza e mi verrebbe da considerarli marginali. Sono scelte che comportano una responsabilità tra loro e gli altri. Ogni scelta o argomento non può avere niente a che fare con la parola libertà, non conta niente. Perché la libertà nella democrazia dipende dal principio di espressione o di parola. E non dalla facoltà di andare in un locale pubblico”.

Che rapporto ha con la Costiera e con i nostri Monti Lattari, la nostra media-montagna a pochi passi dal mare?

“Sono un frequentatore: ho scalato pareti attrezzate ad Agerola ed ho camminato sul grandioso Sentiero degli Dei: ci torno sempre volentieri”.

I suoi libri sono prosa o poesia?

“Pagine di prosa meglio di così non riesco a scriverne: ho un sentimento di approssimazione per difetto verso la forma poetica. Non ho mai capito la differenza tra romanzo e racconto, invero, e per evitare il disordine dico solo che scrivo storie”.

A Napoli è tempo di elezioni comunali: cosa si augura lo scrittore Erri De Luca per la sua città anche se “per chi parte non c’è terra di ritorno?”.

“Dipende molto dagli uomini, dai candidati. Questo candidato Manfredi io per caso l’ho conosciuto quando faceva il Rettore della Federico II°: con la mia Fondazione donavamo borse di studio per gli studenti immigrati insieme con la Comunità di Sant’Egidio. E lui era sempre presente: mi sembra una figura credibile perché viene da una professione e non da una carriera politica. Se Napoli si fa governare da un uomo di cultura è una bella evoluzione della specie. Meglio questo che un Rudy Giuliani: che uno sceriffo… ”.

Prossimi libri?

“Ho in uscita un libro di poesie per Crocetti a novembre: di poesie varie: sentimentali e civili…”.

Mantiene forte ancora il suo rapporto con le scritture bibliche?

“Tutte le mattine faccio queste mie letture…. del risveglio. Traduzioni? Durante la chiusura ho fatto un mio percorso biografico del Profeta Elia – tradotto dal libro II° dei Re – , ma non ho intenzione di pubblicarlo: mi ha fatto compagnia”.

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