Sul CorSport. Sono i prototipi vincenti di una nuova specie che viaggia verso il post-umanesimo. Berrettini gioca un tennis alla Frankenstein, Donnarumma è un supereroe

Sono due le creature mitologiche che emergono in tutta la loro grandezza dalla domenica di sport londinese: Matteo Berrettini e Gigio Donnarumma. Lo scrive, sul Corriere dello Sport, Giancarlo Dotto.
“Imprese a parte, Matteo e Giorgio sono i prototipi vincenti di una nuova specie che marcia inesorabilmente verso una sola direzione: il post-umanesimo. L’umano non ne può e non ce la fa più a barcamenarsi nelle sue spoglie mortali. Scienza, medicina, tecnologia, intelligenza artificiale avanzano alleate verso la costruzione della nuova ‘creatura’ bionica”.
Entrambi sono innaturali nella loro perfezione.
“Il nostro Matteo è ancora un delizioso ibrido nella transizione di specie. Gioca un tennis alla Frankenstein, ha trasformato Wimbledon in un poligono di tiro. Sarà il colpo di grazia alla generazione dei Roger Federer, farà penare e porterà alla follia l’ultimo dei mohicani, Denis Shapovalov, un piccoletto leggiadro di 1 metro e 85, ma ha un cuore tenero, oltre l’avvenenza clamorosa che ha sedotto milioni di donne, incluse le nostre”.
E su Gigio Donnarumma:
“E’ innaturale. Aveva 16 anni e già spopolava. A 22 anni è il miglior portiere del mondo. La cosa non lo smuove più di tanto. È un supereroe, ma appartiene alla generazione dell’emotività circoncisa”.
Dotto torna sulla fesseria commessa da Southgate nel mettergli davanti dei giovani per tirare i rigori della finale di Euro 2020.
“I tre bebè che la frigida testa di Southgate manda al macello vanno al dischetto come si va al plotone di esecuzione, terrorizzati da una visione che coincide con l’incubo: la porta ridotta a un francobollo, presidiata da una bestia enorme, che non definirei nemmeno ostile, ma inesorabile e, per fortuna, stava dalla nostra parte. Dovevi mandare lì degli assassini, magari ruvidi di piedi, altro che i bebè, se hai un minino di sale nella zucca”.