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Ci volevano convincere che ci voleva una Nazionale di garra e che a Napoli non si matura

Gli Europei appena conclusi hanno smentito una serie di luoghi comuni, come quello delle nazionali vincenti con blocchi monolitici

Ci volevano convincere che ci voleva una Nazionale di garra e che a Napoli non si matura
Monaco di Baviera (Germania) 02/07/2021 - Euro 2020 / Belgio-Italia / foto Uefa/Image Sport nella foto: esultanza gol Lorenzo Insigne

Cinque anni fa ci avevano convinto che alla Nazionale Italiana servissero soprattutto giocatori di garra, soldati pronti alla battaglia, fedelissimi a sergenti di ferro dediti a fustigare chiunque non obbedisse al loro credo calcistico. Fino a convincerci che il talento fosse un limite e non un’arma in più. Cinque anni l’Italia intera celebrò una nazionale rognosa, ma con poco talento, e trasformò il suo ct in un’icona, tanto che il “Contismo” entrò a far parte del vocabolario Treccani. L’allora ct da quella narrazione ne ricavò, cavalcando l’onda fino al recente scudetto con l’Inter, sontuosi conti in banca. Uniti fatalmente ai conti in rosso per le società in cui passava, dalle quali invece pretendeva spesso costosissimi acquisti.

E non a caso il lavoro di quel ct lasciò macerie, tanto che la Nazionale arrivata ai quarti degli Europei 2016, ed uscita solo ai rigori contro la Germania, fu incapace di reinventarsi, fino ad essere esclusa dai mondiali 2018 in Russia. Adducendo come alibi la mancanza di calciatori. Eppure i talenti, già nel 2016, non mancavano, come questa testata aveva già evidenziato all’epoca.

Per anni hanno provato a convincerci che la Serie A è il torneo in cui si matura di più. Invece quattro calciatori, di cui un paio molto rappresentativi della nazionale Campione d’Europa, sono stati nell’ultima stagione titolari all’estero: Emerson e Jorginho nel Chelsea campione d’Europa (due titoli per loro), Verratti faro del PSG, insieme a Florenzi. Allo stesso modo, una buona porzione dei media ci voleva convincere che Zdenek Zeman è solo un visionario che in fondo di calcio ne capisce poco: i suoi tre gioielli del Pescara 2011-12, cresciuti e maturati sotto le sue cure, sono diventati campioni d’Europa al culmine di brillanti carriere.

Ci volevano convincere che i rigori fossero una lotteria. E che in passato solo la sfortuna ci avesse privato di successi che avremmo ampiamente meritato. Poi nel tempo abbiamo iniziato a capire che i tiri dal dischetto sono gesti tecnici sui quali ci si deve allenare a fondo. Perché una partita di calcio in una grande manifestazione può anche finire dagli undici metri. Ergo, per vincere bisogna saperli tirare (vedi Berlino 2006) e che ci vuole un portiere che sia bravo a pararli (vedi Toldo nel 2000 o Donnarumma nell’Europeo appena vinto).

Ci volevano convincere che le nazionali vincenti fossero diretta emanazione di gruppi monolitici, possibilmente provenienti da poche squadre di club, al di là delle indicazioni dei campionati in cui giocano i calciatori italiani. A parte il fatto che nel calcio moderno sarebbe impossibile, mai come nell’ultimo Europeo vinto la provenienza dei calciatori italiani è stata suddivisa in così tante squadre: ben 12. Nel 2006 Lippi vinse un mondiale con calciatori provenienti da 9 squadre di club, ma stavolta Mancini ha fatto ancora di più. E comunque anche la Nazionale di Valcareggi campione d’Europa aveva calciatori provenienti da 9 squadre di club, anche se non tutti entrarono in campo.

E, a proposito della nazionale campione d’Europa 1968, dopo quella vittoria di 53 anni fa con due calciatori del Napoli in squadra (Zoff e Juliano), hanno provato a convincerci che fosse normale non avere giocatori del Napoli protagonisti in nazionale. Che a Napoli non si maturava mai una sufficiente esperienza a certi livelli. Che insomma Napoli fosse alla periferia dell’impero calcistico dei grandi club storici. Ebbene, oggi abbiamo scoperto che i due calciatori del Napoli che hanno contribuito direttamente alla conquista della Coppa sono stati fondamentali, quanto e forse più di molti loro colleghi che durante l’anno vestono maglie di club ritenuti più prestigiosi dalla narrazione popolare e mediatica. Infatti la somma dei minutaggi di Insigne e Di Lorenzo costituisce la seconda tra tutte le 12 squadre di club che hanno dato calciatori alla nazionale campione d’Europa.

Di seguito la classifica della somma del minutaggio dei calciatori italiani suddivisa per squadre di club (dati Transfermarkt.com)

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