Intervista al Giornale: «Era rimasto senza compagni, con molto garbo venne a chiedermi aiuto e glielo diedi. Se avessi avuto il suo carattere…»

Bellissima pagina de Il Giornale, a firma Pier Augusto Stagi, per i 70 anni di Francesco Moser. Ha festeggiato a San Daniele del Friuli e c’era anche il suo rivale di sempre Giuseppe Sarroni. Il Giornale lo ha intervistato. Il racconto comincia dal loro primo scontro.
«La rivalità è scoppiata fin da subito: io passai professionista giovanissimo, a soli 20 anni, ma non avevo paura di nessuno. Poi sulle strade tricolori di Compiano (1981) la rivalità, che già aveva preso corpo, si è acuita: quello è stato il punto di non ritorno. È stato sufficiente un piccolo contatto con la spalla. Quella di Moser che intercetta la mia e io che gli butto lì a denti stretti “ma se non sai più andare in bicicletta, stattene a casa”. In verità ero stato io a toccarlo inavvertitamente e oggi posso dire che non è stata una bella idea: l’ho caricato a molla e me l’ha fatta pagare. Non l’ho più visto se non all’arrivo, sul podio con la maglia tricolore».
Che regalo gli farà?
«Già fatto! Giro dell’84, quello vinto da Francesco. Tappa di Bardonecchia, Fignon è in fuga da solo con oltre un minuto di vantaggio. Francesco è senza compagni di squadra, io ne ho tre. Ad una trentina di chilometri dal traguardo viene a cercarmi e con grande garbo e sottolineo garbo, mi chiede una mano: decido di aiutarlo. Annulliamo la fuga di Laurent. In quel Giro si parlò di ruote lenticolari ed elicotteri, ma chi diede davvero una mano a Francesco in quel Giro, fui io. Non è stato forse un bel regalo? Glielo ricorderò… ».
«Io gli voglio bene, bene davvero. Francesco è stato un grandissimo, su questo non si discute. Se avessi avuto il suo carattere non sarei stato Merckx, ma Hinault sì. Io vincevo solo quando ero chiaramente il più forte; Francesco, con il suo temperamento e la sua volontà, vinceva anche quando non era il migliore».