ilNapolista

L’impronta di De Zerbi sulla Nazionale

Dal gioco al fraseggio, il lavoro su Locatelli (soprattutto, scaricato dal Milan) a Berardi: c’è tanto del suo Sassuolo nell’Italia spettacolo agli Europei

L’impronta di De Zerbi sulla Nazionale
Db Bologna 18/10/2020 - campionato di calcio serie A / Bologna-Sassuolo / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Roberto De Zerbi

La rete con cui l’Italia si è portata in vantaggio sulla Svizzera è la summa del calcio bello ed efficace che Roberto De Zerbi ha proposto nei suoi anni al Sassuolo. E non è un caso che a confezionare il gol del momentaneo 1-0 siano proprio i due giocatori neroverdi presenti nell’undici titolare. La splendida apertura di Locatelli, lo spunto di Berardi che poi serve al centro una palla solo da spingere dentro, compito di cui si occupa il centrocampista che aveva dato il via all’azione. Lo stesso Locatelli segnerà anche il 2-0 con una conclusione secca e imparabile da fuori area.

E dire che non era contemplato nella formazione tipo dell’Italia. Riempie il vuoto lasciato da Verratti, che si potrebbe rivedere in campo contro il Galles per l’ultima gara della fase a gironi. Anche se probabilmente Locatelli ha consolidato il suo posto adesso e la Nazionale funziona benissimo così. Anche la posizione di Berardi non era così sicura. Su quella fascia avrebbero giocato o lui o Chiesa, protagonista di un’ottima stagione con la Juventus in cui ha giocato, segnato e talvolta anche deciso le gare più importanti. Se l’attitudine ad affrontare un certo tipo di partite diventa un fattore determinante in una competizione così breve, Chiesa sarebbe stato favorito per completare il tridente composto poi da Insigne e Immobile. Invece la scelta è ricaduta sul giocatore del Sassuolo. Chissà che non sia stato per sfruttare un certo tipo di connessione tra i due, che poi hanno messo in atto. Una cosa che peraltro s’era già vista, nemmeno troppo tempo fa. Lo scorso novembre a Sarajevo, contro la Bosnia, le parti erano logicamente invertite: Locatelli serviva Berardi per il raddoppio dell’Italia.

Locatelli è arrivato a Sassuolo dopo aver “fallito” la sua prima esperienza in una grande squadra. Il Milan lo mise sul mercato per 12 milioni. De Zerbi ha ereditato un diamante grezzo, gli ha dato fiducia, ne ha favorito la crescita. Nei suoi tre anni in neroverde, i minuti giocati da Locatelli in Serie A sono sempre aumentati: dai 1.848 della prima stagione ai quasi tremila della terza e probabilmente ultima annata in provincia. Tre anni che hanno forgiato quel che in questi Europei è considerato uno dei più interessanti centrocampisti moderni.

La rappresentanza sassolese in Nazionale può contare anche su Raspadori, la cui convocazione inattesa e il baricentro basso hanno subito rievocato le prodezze del protagonista inatteso dei Mondiali del 1990, Totò Schillaci. Mancini ha preferito lui al più rodato Kean, per variegare le caratteristiche dei suoi attaccanti, e a Politano, ritenendo probabilmente di essere già coperto in quel ruolo. Per quanto non abbia ancora trovato spazio, il Sassuolo può contare dunque tre calciatori in una delle migliori versioni dell’Italia post 2006. Alcuni aspetti del calcio studiato dall’attuale commissario tecnico rievocano quello dei neroverdi, come la ricerca del fraseggio a breve distanza anche sotto pressione a ridosso della propria area di rigore e altri concetti tipici del gioco di posizione, che ha fatto in misure differenti le fortune di Sarri e Guardiola.

Soltanto la Juventus ha dato più giocatori all’Italia a questi Europei, con quattro. Poi insieme al Sassuolo c’è il Napoli con tre. Tutte le altre squadre che hanno contribuito, l’hanno fatto con uno o due calciatori.

Eppure nessuna grande squadra italiana ha pensato di puntare seriamente su De Zerbi. Ci ha provato la Fiorentina, prima di rivolgersi a Gattuso, ricevendo però il no dell’allenatore alla ricerca di una sfida più ambiziosa per proseguire nella propria crescita. Un’opportunità che gli è arrivata dallo Shakhtar Donetsk, dove ha ottenuto fiducia e uno stipendio da due milioni annui, con la possibilità di giocare la Champions League e mettersi in mostra nel calcio europeo che conta. Quello che, a livello di nazionali, sta evidenziando il potenziale dell’Italia. Una Nazionale che è anche un po’ sua.

ilnapolista © riproduzione riservata