Al CorSport: «La decisione è sempre del calciatore. Rispetto le sue scelte. Non abbiamo alcun problema con Raiola, siamo in buoni rapporti»
Sul Corriere dello Sport una lunga intervista all’amministratore delegato del Milan, Ivan Gazidis. Tanti i temi toccati. Innanzitutto Ibrahimovic.
«E’ stato sorprendente conoscere Ibra. È straordinariamente divisivo: o lo ami o lo odi. Penso che investa su questa caratteristica per motivare se stesso. È un uomo molto intelligente e ha anche un lato soft, che esprime nel rapporto con la squadra. Non è sufficiente ruggire come un leone sul campo per guadagnarsi il rispetto dei compagni. Sono molto utili i momenti – diciamo così – di tenerezza».
Continua:
«Una parte di lui è destinata all’immagine pubblica. Prevale comunque la componente motivazionale. Ibra non si accontenta mai, è sempre sopra le righe, il leone se lo sente addosso. E ovviamente, non pensa di essere Dio».
Su Donnarumma:
«Non voglio rivelare i dettagli né la tempistica, e non conosco i confini del rapporto tra Gigio e Raiola. Alla fine, ovviamente, la decisione è sempre del calciatore. Quello che posso dire è che Gigio è stato un professionista eccezionale, in ogni singolo giorno, e nell’ultima partita contro l’Atalanta non c’era nessuno più felice di lui per la qualificazione in Champions. Nutro una stima assoluta nei suoi confronti, così come rispetto le sue scelte. Nessun accento negativo. Ha fatto ciò che pensava fosse meglio per lui e ci sono alcune ragioni dalla sua parte, ma non indico quali».
Gli viene chiesto se sia in atto la de-raiolizzazione del Milan. Risponde:
«No, non è un nostro obiettivo. Non abbiamo alcun problema con Raiola, siamo in buoni rapporti. Certe decisioni vengono prese dai giocatori, non dai loro agenti. I singoli casi li analizziamo senza alcun pregiudizio».
Sulla Superlega:
«La Superlega, per come era stata concepita, è morta. Tuttavia, i problemi che hanno portato a quel progetto rimangono inalterati. Tutti nel calcio, in particolar modo coloro che sono incaricati di regolamentarlo, devono riflettere seriamente sulle origini dei mali e su cosa si può fare – insieme – per ottenere un calcio migliore e sostenibile. Mi preoccupa quando si parla di vincitori e vinti. Non vedo vincitori. Mi auguro che non ci sia alcuna rottura. Un processo si terrà alla Corte Europea di Giustizia, non sono un avvocato competente, ma il dialogo è sempre la soluzione più valida. Gianni Infantino ha detto qualcosa al riguardo, non mi faccia aggiungere altro. La gente parla di avidità. Il nostro club ha perso 200 milioni l’anno scorso. È forse da avidi provare a inseguire lo zero, il punto di pareggio? È da avidi affermare che saremmo felici se lo raggiungessimo? Perdere 200 milioni significa che qualcosa si è rotto. Non siamo un unicum, riguarda tutti».
La crisi è iniziata già prima della pandemia, dice.
«Il Covid c’entra fino a un certo punto, le difficoltà erano evidenti anche prima del lockdown. Si sta verificando un adeguamento mondiale che deve precedere un rinnovamento sostanziale. Il mercato che vedremo quest’estate sarà diverso da quello dell’estate scorsa e da tutti quelli che l’hanno preceduto. Il nostro obiettivo è continuare a essere ambiziosi e ottimisti, migliorare la squadra seguendo il giusto cammino e coniugando risultati e stabilità finanziaria. Questo è importante, perché senza la stabilità la squadra rimpiomba nell’incertezza. Servono disciplina e chiarezza. L’attenzione continuerà a essere focalizzata sui giocatori giovani, con alcuni elementi esperti».