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“Flora”, il nuovo giallo di Robecchi che descrive la televisione italiana di oggi

Il lettore può trovare una trama intricata e affascinante ma anche uno specchio di ciò che è la tv adesso dove il pubblico sovrappone la finzione alla realtà

“Flora”, il nuovo giallo di Robecchi che descrive la televisione italiana di oggi

Ritorna lo scrittore meneghino Alessandro Robecchi, dopo che il suo ultimo “I cerchi nell’acqua” aveva suscitato il nostro entusiasmo. Il nuovo giallo si chiama semplicemente “Flora” (euro 15, pagg. 365; Sellerio) ed al centro della narrazione ritorna Carlo Monterossi, l’autore milanese – pentito – della Grande fabbrica della merda dell’etere, che aveva contribuito a creare il programma-monstre Crazy lover sull’amore, che ha nella conduttrice Flora De Pisis il suo centro focale con luce bianca.

Ebbene è proprio Flora che viene rapita da un funzionario di un’impresa privata in pensione – Corrado Stranieri, lettore del poeta surrealista Robert Desnos – e da una fumettista, Caterina: entrambi si servono di un ex regista dei Sabato sera degli Italians – Franco Ollini – che era stato messo fuori gioco. Carlo e Sonia Ballesi – produttrice esecutiva dell’orrendo programma cult ed amante del nostro eroe triste -, insieme all’amico investigatore Oscar Falcone coadiuvato dalla venatoria Agatina Cirrielli, sono assoldati per le rispettive funzioni dal dottore Gatti, mano operativa della sicurezza del deus ex machina Calleri.

Un bel rompicapo che continua dopo la messa in onda di alcuni video e che dovrebbe sfociare in una sorta di diretta streaming planetaria di un programma architettato da Stranieri – e Caterina – che vedrà in Ollini ed in una collaborante (?) Flora, i protagonisti. L’evoluzione la lasciamo al lettore che troverà – oltre alla trama intricata ma affascinante – in questo testo sostanzialmente due cose: la lingua “veloce e dolorosa: come un silenzio fermo e solido” di Robecchi, ma anche la descrizione precisa di ciò che sta accadendo oggi in Italia. Che non tocca solo la TV commerciale e pubblica, ma anche la sua propaggine comunicativa-istituzionale: il dato che la finzione è diventata realtà che sempre più il cd. pubblico preferisce a ciò che una volta si chiamava verità sostanziale dei fatti.

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