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“Condominio Arenella”, il libro che scandaglia il campionario umano che abita un palazzo

L’autrice, Mariavittoria Picone, conduce un esperimento da rabdomante dell’umanità sui condomini del suo palazzo facendosi aiutare dalla portiera 

“Condominio Arenella”, il libro che scandaglia il campionario umano che abita un palazzo

Anni fa fondai con alcuni amici un premio letterario – “Nati due volte” – che era incentrato sulle nascite letterarie: nulla aveva a che vedere con il romanzo di Pontiggia che narra altre cose, ma si voleva mettere in evidenza che la nascita letteraria era un nuovo partum editus diverso dalla nascita fisica.

È un’opera prima anche “Condominio Arenella (pagg. 202, euro 15; Iod edizioni)” che già mi aveva incuriosito negli andirivieni social, ma che ho avuto modo di leggere solo recentemente. A prima vista sembrerebbe inserirsi nel filone della nota promiscuità partenopea che è un vanto e forse un limite della nostra Città: in realtà l’autrice – Mariavittoria Picone – che lo ha scritto è una fine indagatrice dell’animo umano che scandaglia in ogni sua manifestazione espressiva: anche e soprattutto nei silenzi dei protagonisti. Ed anche alla prova della lingua il romanzo tiene perché c’è lirismo ma anche introspezione vissuta.

L’io narrante – la stessa autrice? – conduce il suo esperimento da rabdomante dell’umanità sui condomini del suo Palazzo – a Napoli si chiama così – facendosi aiutare dall’austera portiera Fiorella. I protagonisti potremmo essere tutti noi: lo studente e Laura che ha deciso di amarlo; Letizia e Irene con il loro bambino; Carlo e Luisa, Sofia con il suo morbo lento che non le impedisce di avere empatie, etc… Il campionario umano viene vivisezionato con la puntigliosità dell’entomologo dell’anima dalla Picone che nel cambio delle stagioni, nel flusso del divenire di ognuno di noi, sa cogliere le solitudini, gli amori e le consapevolezze; finanche di una pianta grassa e di un gatto.

Tutto si tiene anche nei fenomeni atmosferici perché “la pioggia di primavera sorprende e infastidisce, eppure arriva sempre, ma quel che lascia è talmente bello, innocente e nuovo, che riesce sempre a farsi perdonare”. È il dolore che annuncia la vita?

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