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Perdere Fabian Ruiz sarebbe come privarsi di un Caravaggio

Mezzala, trequartista, mediano: un uomo a tutto campo su cui rifondare la lotta ai vertici l’anno prossimo. A Napoli veniva visto come un pacco

Perdere Fabian Ruiz sarebbe come privarsi di un Caravaggio

Mezzala, trequartista, mediano, solo davanti alla difesa o in mezzo a due. Allargato a destra o a raccogliere la palla dal portiere. Box to box o relegato a margine del centrocampo. Con il suo passo dondolante, il suo sguardo alto e la padronanza del pallone in stile moderno aveva fatto storcere il naso a parecchi a quelli che guardano il calcio e ci vedono matematica. Io guardo Fabian e ci vedo assoluta capacità di essere semplicemente forte. Siamo stati capaci, se sfogliamo all’indietro i social, di criticare il suo talento, di mortificare il suo gioco, di paragonarlo a schiappe da terza serie fino a rendere ridicole le mire opinionistiche, di quelli che in radio, in tv, sui giornali, qualcosa per aizzare il pubblico la devono per forza trovare.

Fabian ieri, ha segnato uno dei goal più belli di questa Serie A, dedicando il frutto del suo estro a questo mondo manovrato e sentenziato da mestieranti mediatici, di quelli che devono sparare sentenze per sentirsi divi dell’informazione per cinque minuti, un giorno al massimo. Fabian Ruiz è da anni un punto fermo della nazionale spagnola ma a Napoli veniva visto come il solito pacco acquistato a suon di denari da incompetenti dirigenti o dal figlio di Ancelotti.

C’è in Italia un centrocampista più forte e completo dell’andaluso? A mio avviso no. C’è in Italia un calciatore che si sacrifica tanto per la squadra, che rinnega il suo ruolo pur di aiutare i compagni, che arretra il suo gioco di cinquanta metri per creare gioco? Che dimentica la sua capacità realizzativa pur di essere utile al gruppo? No, non c’è. Fabian è un campione puro, un talento cristallino, un disarmante conoscitore di gioco, un mancino delicato che cozza con il degrado che vive in questi mesi la Serie A.

Mezzala, trequartista, mediano, un uomo a tutto campo su cui rifondare la lotta ai vertici l’anno prossimo. Perderlo sarebbe come privarsi di un Caravaggio tenuto mestamente in cantina.

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