La giornalista Rai intervistata dal Giornale: “Ho fatto gli anni di piombo, devo tutto a Enzo Tortora, Cabrini mi veniva a prendere in Ferrari. Leotta? Si goda i soldi che fa”
Paola Ferrari, “prima donna a condurre la Domenica Sportiva, dopo 42 anni di dittatura maschile, prima donna a presentare 90° minuto, prima donna a guidare Dribbling”. Il Giornale ha intervisto uno dei volti storici del calcio televisivo della Rai, parlando di tutto. Persino degli Anni di piombo:
“Salvai la vita a un mio compagno di scuola ideologicamente molto lontano da me, ma in quegli anni ho ricevuto pesanti minacce di morte. Ho visto tanti ragazzi cadere, c’ era grande violenza, grande scontro ideologico, tanta droga che girava. Quegli anni hanno forgiato chi ne è uscito”.
Racconta le sue fughe da casa, gli inizi di carriera in bolletta, le pubblicità per i cosmetici (“per anni sono stata il volto della Rinascente”), 8 anni di fotoromanzi.
“Ero una bella ragazza, avevo molto tempo mio, era la Milano delle discoteche. Ho conosciuto anch’ io le case di Terry Broome, anche lì girava droga. Ma i brutti giri li ho sempre evitati. Diciamo che non mi sono fatta mancare niente…”.
“Enzo Tortora è stato la svolta della mia vita. Scappata di casa mi ero rifugiata da una zia a Busto Arsizio dove aveva sede una tv privata che si chiamava Telealtomilanese: Enzo lavorava lì dopo essere stato esiliato dalla Rai. Una sera ero con la zia tra il pubblico e il regista insisteva a farmi primi piani. Tortora mi vide e cominciò a cercarmi per tutta Busto».
«L’ amica con cui dividevo l’ appartamento aveva una storia con uno della Juve e casa nostra, era piena di calciatori. Era normale conoscerli. Cabrini una volta mi venne a prendere sotto casa con la Ferrari, ma era solo amicizia come con Paolo Rossi che adoravo. Per me era inconcepibile avere love story con calciatori, avrei perso tutta la credibilità di giornalista che stavo costruendo con una fatica spaventosa”.
Ferrari si racconta come simbolo del femminimo, contro il modello della giornalista che si fa notare per l’apparenza:
“Anche quando alla Domenica sportiva sfidavo la Casalegno su Pressing che si presentava con i vestitini trasparenti: godevo quando la battevo negli ascolti. Quando vedo queste ragazze che usano il corpo per diventare famose, mi arrabbio e sbaglio perché ognuno è libero di fare quello che gli pare. Io ho sempre considerato invece un affronto che qualcuno mi ascoltasse solo perché sono carina. Devo essere più zen”
Il consiglio a Diletta Leotta:
“E’ lei che deve darli a me: è ricchissima, famosissima, mica come me che ho fatto tanta fatica per così poco. Continui così, faccia un sacco di soldi e se li goda: lei però non può rappresentare le giornaliste italiane, come Anna Billò, Giorgia Rossi o Simona Rolandi. Lei può rappresentare solo se stessa. O forse Belen…”
“Io sono una donna libera e non ho mai avuto buoni rapporti con la sinistra radical chic ipocrita e moralista che mi ha fatto una guerra oscena anche in certi programmi tv. Da quel mondo ho subito body shaming durissimi, sono stata vittima di cyberbullismo, io che sono portavoce dell’ Osservatorio Nazionale sul bullismo. Perché se non sei dei loro e hai successo, dai fastidio».
“Mi hanno detto cose spaventose, che sono un mostro, che ho lo stucco in faccia, che sono tutta rifatta. Ho pianto e sono stata male. Loro che predicano il rispetto per le donne: che si vergognino”.