Allo Spiegel: “Si arriva sempre al punto in cui qualcuno eccepisce: il gioco non è così veloce, gli uomini sono più forti… Non è giusto”
Il Barcelona è il primo club ad aver vinto la Champions League sia con la formazione maschile che con quella femminile. Il 4-0 contro il Chelsea è entrato nella storia del calcio femminile. Anzi, ora in Spagna funzione come pietra di paragone al contrario: i maschi hanno fallito, e le donne trionfano. Una delle stelle della squadra è l’esterno olandese Lieke Martens. La quale, intervistata dallo Spiegel, tra le altre cose, pone un problema interessante: il calcio è così maschilista da non riuscire a rappresentarsi diverso da quello degli uomini. E’ l’unico sport, dice la giocatrice, che si ostina paragonare il gioco dei maschi a quello delle femmine. In nessun altro sport si mettono sulla bilancia per stabilire che quello maschile è l’unico degno di essere apprezzato.
“E’ tutto bello, finché non si confronta il calcio femminile con il calcio maschile. Si arriva sempre al punto in cui qualcuno eccepisce: il gioco non è così veloce, gli uomini sono più forti… Non è giusto. Non lo fanno nel tennis o in altri sport. Perché nel calcio sì? Chi vede le nostre partite, chi ha visto il nostro primo tempo in finale, semplicemente si diverte a guardare il calcio”.
Per Martens quello femminile ha la possibilità di crescere come calcio “indipendente” dal genere, di farsi apprezzare a priori:
“Non so come sarà la prossima generazione. Ma in ogni caso vogliamo essere così naturali, più aperti nei rapporti, amichevoli con le persone e vogliamo rimanere così anche quando il livello diventa sempre più alto”.
In Olanda, la federcalcio ha annunciato che le squadre miste saranno ammesse in tutto il calcio amatoriale, dalla prossima stagione.
“Va bene. Se vuoi farlo, dovresti essere in grado di farlo, e allora forse arriverà un punto in cui non ci saranno più confronti. Ho giocato con i ragazzi fino all’età di 16 anni e mi sono divertita. Ma con le donne è diverso”