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La pallavolista incinta citata per danni: «Vogliono farmi conciliare. Abbandonata da Coni e Fipav» 

Lara Lugli a Libero: «Io non mollo. I maschi vengono licenziati solo se beccati a doparsi, drogarsi, ubriacarsi. La maternità è equiparata a un reato!»

La pallavolista incinta citata per danni: «Vogliono farmi conciliare. Abbandonata da Coni e Fipav» 

Libero intervista Lara Lugli, pallavolista del Volley Pordenone. A marzo 2019 ha comunicato al suo club l’impossibilità di proseguire la stagione perché era rimasta incinta. Quando, dopo l’aborto spontaneo, ha chiesto al club il pagamento dell’ultimo stipendio pendente, si è vista recapitare una citazione per danni. Ha denunciato tutto su Facebook. Adesso racconta che la Federazione Pallavolo e i vertici dello sport stanno provando a spingerla a conciliare.

Lara racconta:

«I vertici dello sport, da Malagò al presidente della Federvolley Manfredi, in questi due mesi invece che schierarsi dall’unica parte giusta possibile, la mia e quella dello sport, abbiano fatto finta di nulla. Nei contratti dei maschi una clausola di licenziamento immediato c’è solo se vieni beccato a doparti, drogarti, ubriacarti. La maternità è equiparata a un reato! Manfredi mi ha detto: “Eh, ma voi ragazze dovete stare attente a cosa firmate!”. Ma se non firmi quella clausola sei fuori a calci in culo e lui lo sa. Tante ragazze mi hanno scritto che sono arrivate a sentirsi in colpa perché si sono ritrovate ad aspettare un bambino. È deprimente. Già nello sport italiano non esiste il professionismo se non nel calcio, golf, basket e ciclismo. Da un anno lavoro in una cooperativa di assicurazione. Ho scoperto cose commoventi: ferie, malattia, tredicesima… Io per 25 anni di pallavolo non ho un anno di contributi».

Le viene chiesto se ha sentito il presidente del Coni, Malagò.

«Mi ha chiamato, si è detto dispiaciuto, la solita zuppa. Gli ho ribadito che siamo in tante e tanti a doverci pagare un avvocato quasi tutti gli anni per ottenere le ultime mensilità. Chi sta in quel posto lì non può non sapere. Sono loro che dettano le regole o no? Il casino è esploso perché io ne ho parlato sui social. Poi nulla. Si teme il polverone che nascerebbe da una sentenza a mio favore. Un precedente che cambierebbe lo sport, mica solo femminile. Per questo non mollo».

 

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