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Tra due squadre piene di difetti, la differenza la fanno i campioni

Un tempo per parte, ma alla fine vince la Juventus che ha i giocatori che sanno segnare. Il Napoli per l’ennesima volta rimpiange tante occasioni non convertite

Tra due squadre piene di difetti, la differenza la fanno i campioni

A volte l’analisi può ridursi a un concetto basilare: la Juventus ha battuto il Napoli perché ha i giocatori che sanno fare gol. Le due squadre si sono divise la partita, un tempo per parte. Comincia molto meglio la squadra di Pirlo, a cui servono pochi minuti per creare un’occasione nitida con Cristiano Ronaldo che la mette fuori di testa da pochi metri. Un bug nella mente bionica del portoghese, che non perdona una seconda volta al 12’: Chiesa si diverte con Hysaj, suggerisce al centro per CR7 che gira in porta con naturalezza.

L’azione personale dell’ex esterno della Fiorentina è lo spunto per introdurre la sua prova sontuosa. È riuscito, andando sempre al massimo, a giocare a tutto campo. Pirlo lo schiera a sinistra, ma spesso e volentieri lo si trova a destra, favorendo il movimento ad accentrarsi di Cuadrado. Quanto aveva fatto col Torino doveva servire da monito, ma non è bastato.

Il Napoli del primo tempo si segnala all’inizio e alla fine della frazione. Sono i momenti in cui sa condurre con precisione la transizione offensiva, perché la pressione della Juve è efficace e le ripartenze sono un modo di attaccare che si lascia preferire visti i ritmi elevati. Zielinski e Fabian Ruiz sono gli unici ad avere la possibilità di finalizzare (non un buon segno), ma entrambi a dispetto delle elevate doti balistiche mancano di parecchio il bersaglio. Il polacco soffre la marcatura fisica di Chiellini, ma quando trova gli spazi giusti nello stretto diventa un problema, come in occasione del calcio di rigore non concesso per il fallo di Alex Sandro. Mariani non punisce l’intervento come ancor più clamorosamente non l’aveva fatto in precedenza per la scivolata di Lozano su Chiesa.

Nella ripresa l’inerzia è tutta a favore del Napoli. Da un lato, gli azzurri sparigliano inserendo Osimhen a dare profondità; dall’altro, la Juve rinuncia ad alzare il baricentro e si affida soltanto al contropiede. Questo la rende meno pericolosa e soprattutto passiva quando la squadra di Gattuso spinge. Il gioco si sviluppa con criterio, così prima Di Lorenzo e poi Insigne hanno l’opportunità di calciare da distanza ravvicinata. Buffon è senz’altro bravo a posizionarsi bene e parare, ma le conclusioni non sono all’altezza. Il portiere è attento a respingere anche il tentativo da fuori di Fabian Ruiz.

Tre palle gol non convertite sono troppe. Pirlo mette Dybala per legare meglio il gioco, per Koulibaly quattro minuti sono troppo pochi per prendergli le misure e il sinistro dell’argentino è tra i più pregiati. Il risultato è un raddoppio che segue le grandi leggi del calcio, quelle sui gol sbagliati e quelli subiti, e poco la giustizia del campo. Il rigore di Insigne serve soltanto ad addolcire un punteggio altrimenti severo, ma non deve nascondere uno degli aspetti più preoccupanti e tuttora irrisolti: il Napoli non sa segnare. Ed è una situazione esasperante, perché gli azzurri sono tra le formazioni che calciano maggiormente nel campionato italiano e in Europa, un problema che riguarda più l’aspetto tecnico rispetto a quello tattico. Il saldo però ora comincia a farsi pesante. Proprio come i punti persi.

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