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Siete stati troppo duri con Draghi sui furbetti, è giusto pretendere correttezza e onestà dal cittadino

POSTA NAPOLISTA – Le Regioni, lo Stato, sono insieme di cittadini. È facile dare la colpa agli altri ma, come dice la canzone, gli altri siamo noi

L’articolo a commento di un passaggio di Mario Draghi durante la sua ultima conferenza stampa mi sembra troppo severo nei confronti del Capo del Governo.

Il vaccino non l’ho fatto. Vado per i 56, penso di essere in salute e pratico sport in modo assiduo e, considerata la situazione, lascerò che lo facciano altri prima di me.
E non è che mi dispiaccia.
Anche perché mia moglie, quale insegnante, l’ha fatto – pur con qualche dubbio ed innanzitutto per senso civile, del dovere – e c’è rimasta molto male. Prima perché hanno subito richiuso la scuola e poi per tutto quello che è venuto fuori sull’Astra-Zeneca.

Ma, dicevo, ritengo ingeneroso il commento al discorso di Draghi.
Non che voglia difenderlo. Credo, ad esempio, che abbia perso un’occasione per ammettere qualche errore, qualche scelta poco felice. Magari neppure a lui direttamente ascrivibile, visto da quanto tempo governa.

Ritengo ingeneroso e duro il commento perché sono fermamente convinto che il richiamo alla coscienza del singolo non sia stato sbagliato. Sicuramente non lo è stato nel contenuto.

Penso anche che l’autore Mario Piccirillo (che ho sempre letto ed apprezzato) sbagli obiettivo – anche lui, commettendo l’errore che imputa a Draghi – quando afferma che questi se la sarebbe dovuta prendere con le Regioni e/o lo Stato, che dovrebbero gestire diversamente certe situazioni perché, pare, dal singolo sarebbe difficile pretendere una coscienza civile.

Non sono del tutto d’accordo. E non perché le Regioni o lo Stato non abbiano sbagliato, ma perché penso che eventuali errori di questi ultimi – nell’attuale situazione – vanno affrontati e risolti seduti a tavoli istituzionali e non in conferenze stampa.

Dal singolo cittadino, invece, si deve pretendere un comportamento corretto, onesto, rispettoso delle regole e del bene comune. Non da furbetto, come molto piace a tanti di noi. Ed è doveroso fare appello a gran voce alla coscienza civile, specialmente quando la situazione è grave, per il singolo come per la comunità.

E poi, mi chiedo, cosa sono la Regione, lo Stato? Quando addossiamo la colpa a questi “soggetti” con chi pensiamo di potercela prendere?

Chi scrive certi regolamenti in modo anodino, così da permettere interpretazioni e applicazioni vaghe? Chi deve attendere alla corretta applicazione di regolamenti, decreti e DPCM? Non sono forse singoli (cittadini) che in questo momento si trovano a reggere le sorti di un Ente e, talvolta, a decidere per noi altri (cittadini)? Quanti degli errori commessi dalle “Regioni” sono ascrivibili alle condotte caratterizzate da scarsa coscienza civile di persone che a vario titolo ne occupano posti o poltrone?
E allora?

L’appello alla coscienza civile del singolo non è un “presupposto friabile” e guai se lo fosse davvero.
La coscienza civile andrebbe pungolata ed esercitata sin dalla giovane età. Solo così, in seguito, il singolo cittadino, quando gliene sarà data l’occasione per il ruolo che avrà assunto in società, sarà in grado di attuare comportamenti conseguenti.
Non mi soffermo su altre concetti, quali ad esempio “la cultura del sospetto” o “ricatto emotivo”, poco convincenti e che forse l’Autore questa volta usa per dare forza a ciò che ha scritto.

Comunque, in certe cose, è sempre troppo facile dare la colpa agli altri. Ma – come diceva una bella canzone dell’inizio degli anni ’90 – dimentichiamo troppo spesso che gli altri siamo noi. E così si finisce sempre al classico “Piove? Governo ladro!”.
Basta vedere la storia della “zona rossa”. Dalle mie parti non sembra di stare in “zona rossa”.
E la colpa di chi è?
Io comincerei dal cittadino … o forse è meglio quando qualcuno minaccia di usare un lanciafiamme?

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