Non gli è bastato un anno ad organizzare tornei-focolaio, da guru-santone che promuove teorie scientifiche strampalate. Djokovic si ostina: “Non mi faccio portavoce del sì o no al vaccino”
Non gli è bastato un 2020 con l’etichetta di untore no-vax, l’organizzazione di un torneo senza precauzioni in piena pandemia che si è trasformato in focolaio, e le polemiche sulle bolle. Novak Djokovic è tornato “Novax Djocovid”, il tennista mezzo-guru mezzo-santone. Che sul fronte vaccini afferma: “Non lo dico se mi vaccino o no, sono fatti miei”.
Il ruolo di Djokovic nel tennis è pesante, al di là del campo: la sua carica nel Player Council ATP, la presidenza della nuova PTPA da lui promossa, e in generale la sua notorietà ne fanno un veicolo promozionale, in un senso o nell’altro.
“Terrò per me la decisione sul vaccinarmi o meno contro il Covid. Credo sia una decisione privata e non voglio entrare in questo gioco di ‘pro o contro’ il vaccino che purtroppo i media stanno creando al giorno d’oggi. Non voglio essere etichettato come uno che è a favore o contro i vaccini. Per questo non risponderò alla domanda sulla decisione di vaccinarmi e spero che tutti lo rispettino. Chiunque voglia fare il vaccino può farlo e io lo rispetto, chi non lo vuole fare, non lo fa”.