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Moggi: «Di che danno parla Rizzoli? Mi pento di non aver chiuso davvero Copelli negli spogliatoi»

Su Libero. Il designatore avrebbe ragione se qualche arbitro “fosse stato condannato per aver aiutato la Juve”, ma non è stato così. “Lui ha tratto vantaggio da Calciopoli”.

Nell’intervista rilasciata ieri al Corriere dello Sport, il designatore degli arbitri di Serie A e B, Nicola Rizzoli, aveva parlato anche di Calciopoli.

«Calciopoli ci ha fatto molto male, rimettersi in piedi è stata durissima. Ricostruire un rapporto di fiducia con la gente, convincere gli appassionati che si era fatta pulizia, questi erano gli imperativi immediati. Qualche scoria ce la portiamo ancora addosso, ingiustamente».

Oggi gli risponde Luciano Moggi, attraverso la sua rubrica su Libero.

Rizzoli avrebbe ragione, dice, se qualche arbitro “fosse stato condannato per aver aiutato la Juve”, ma visto che così non è stato, “non è dato sapere di quale danno stia parlando il designatore“. Anzi, continua,

lui è stato anzi uno di quelli che ne ha tratto vantaggio perché la sua carriera è stata accelerata a scapito di colleghi prima indagati e poi assolti per non aver commesso il fatto. E di questo deve ringraziare soprattutto l’ex magistrato Palamara”.

Moggi continua:

“Parlando poi della pulizia fatta nell’ambiente, Rizzoli dimentica che, per molto tempo, proprio in quell’ambiente ha trovato collocazione Cristiano Copelli, prima da assistente e, dopo le dismissioni, addirittura da designatore degli assistenti di B. È l’uomo che le cronache recenti ci raccontano aver truffato lo Stato per milioni con il “Gratta e Vinci“, colui che, in piena attività arbitrale, andava dicendo a Mantova (dove abitava) che, fino a quando avesse arbitrato lui, la Juventus avrebbe faticato a vincere. È infatti quello che non sbandierò un rigore netto e fece annullare un gol valido alla Juve a Reggio Calabria. È colui che qualche mese dopo, a Torino contro l’Inter, annullò un gol valido di Trezeguet e fece perdere la Supercoppa ai bianconeri”.

Moggi fu accusato di aver chiuso negli spogliatoi Copelli e Aniello Di Mauro, assistenti dell’arbitro Paparesta, insieme allo stesso direttore di gara alla fine di Reggina-Juventus del 6 novembre 2004. Il Tribunale di Reggio Calabria lo ha assolto dall’accusa. Lui scrive:

“Però, alla luce di quanto emerso sul suo conto, mi pento di non averlo chiuso veramente perché gli avrei almeno impedito di frodare lo Stato per tanti milioni. Durante la sua attività è stato fermato dall’Aia per tre mesi perché sorpreso a parlare al telefono con Meani, dirigente del Milan. Collina invece, per gli stessi motivi, non è mai stato fermato, anche se passava addirittura le giornate al telefono con Meani (famosa la chiamata: «a mezzanotte entrando dal retro del tuo ristorante…» etc) e Carraro non è mai stato fermato quando diceva al designatore di aiutare Fiorentina e Lazio perché impelagate nella lotta per la retrocessione («sarebbe un danno per il calcio se dovessero retrocedere»)”.

Cosa ne pensa Rizzoli, di questi episodi? Si chiede Moggi.

“Siccome domandare è lecito e rispondere è cortesia, sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Rizzoli di queste cose accadute ai suoi tempi, ancor prima di parlare di pulizia, peraltro mai avvenuta visto che tutti rimasero ben saldi ai loro posti”.

 

 

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