“Tutto poco serio. Se sono così sleali verso le loro stesse idee pensa quanto sarebbe preoccupante se fossero responsabili di cose di cui, in fondo, non gli importa”
Al di là del merito della questione, uno degli aspetti più sorprendenti del fallimento della Superlega è l’approssimazione amatoriale con cui dodici tra le società più ricche del mondo dello sport abbiano portato avanti il “golpe” dal punto di vista comunicativo. Se lo sono chiesti in tanti, riducendo il quesito allo stupore generico: ma come è possibile?
Un’azienda che progetti un lancio così importante in questo modo vedrebbe licenziamenti di massa. Un dilettantismo sbalorditivo che – al netto del giudizio sul progetto – è una fotografia triste di un mondo che almeno sul piano industriale si pensava più avanzato di così.
— Francesco Costa (@francescocosta) April 20, 2021
“Non c’è stato alcun tentativo di vendere l’idea, nessun tentativo di delinearne i vantaggi così come li vedevano. Una società di pubbliche relazioni di alto profilo a Londra è stata assunta per gestire il lancio, e tuttavia mentre le critiche si facevano più volubili, più acute e più feroci, non c’è stata alcuna risposta, nessun tentativo di plasmare una narrativa più favorevole“.
“Con tutto il lavoro che avevano fatto, con tutti i milioni che avevano speso, con tutti i documenti legali che avevano presentato, nulla di questo progetto sembrava comunque completo. Gli architetti non sono riusciti nemmeno a trovare un modo per far produrre a ciascun proprietario una dichiarazione da pubblicare dal proprio club in cui spiegasse il motivo per cui si erano uniti alla lega separatista. Era tutto, in qualche modo, poco serio: un sito web messo insieme un po’ così, un logo poco interessante e un banchiere americano, ma nessuna emittente, nessuna suite di sponsor e, alla fine, nessun impegno a farcela per davvero”
“Questo non è certo un bel tratto distintivo per i custodi di istituzioni che sono, sebbene gestite come imprese e trattate come complessi di intrattenimento, anche pietre di paragone culturali e sociali. Se sono così sleali verso le loro stesse idee , pensa quanto sarebbe preoccupante se fossero responsabili di cose di cui, in fondo, non frega niente“.
L’unica cosa positiva di questa esperienza, scrive il NYT è che ora questo manipolo di miliardari dilettanti “ha mostrato la mano. Hanno giocato le loro carte. La reazione non dovrebbe essere ‘quel che troppo è troppo’. È chiederci se, dopo tutto questo complotto, dopo anni e anni passati a piegare, plasmare e rompere il gioco in modo che si adatti di più a loro, quello che alla fine hanno prodotto è un sito web, un marchio e un cascata di acrimonia e disprezzo che non hanno nemmeno il coraggio di cercare di arginare. È davvero tutto ciò che hanno?“.