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Cristiano Ronaldo è un buco nero: quando gli dai il pallone, non torna più indietro

Non la passa mai. O segna, o l’azione è finita. Non ricordiamo altri fuoriclasse così. Incarna il solipsismo, forse l’unica soluzione possibile nella Juventus.

Cristiano Ronaldo è un buco nero: quando gli dai il pallone, non torna più indietro
Ph Carlo Hermann/KontroLab

Cristiano Ronaldo è un fuoriclasse, tra i calciatori più forti di sempre. Non scopriamo nulla. Ma oggi, e per oggi intendiamo da qualche tempo, è avvilente assistere alle partite del portoghese. E lo diciamo da avversari della Juventus. Da chi assiste alle sue partite da una visuale che è sempre quella di chi non tifa Juventus.

È avvilente per un atteggiamento che sportivamente, calcisticamente, potremmo definire diseducativo (soprattutto per l’influenza che CR7 ha sui bambini): Cristiano Ronaldo non passa mai il pallone. Mai. Immaginiamo cosa debbano provare i tifosi della Juventus. Che ovviamente possono gioire quando il portoghese segna, il che – va detto – accade spesso. Ma in tante occasioni Ronaldo equivale a un buco nero che inghiotte il pallone e non lo restituisce più. Deve provocare un moto di rabbia, di esasperazione. Nessun grande calciatore è stato mai afflitto da questa patologia calcistica. Non Maradona, non Pelè, non Cruyff, non Di Stefano, non Messi.

Ronaldo è un flipper all’ultima palla. Quando perdi la pallina, non te la restituisce più. Solo che perdere la palla, vuol dire passargliela. È come se capitasse tra le grinfie del vicino crudele che quel pallone lo buca e fa piangere i bambini. È una interpretazione originale del calcio, non ci è mai capitata in tantissimi anni spesi a guardare partite di pallone. O meglio, è successo a scuola, nelle partitelle amatoriali. Atteggiamenti che in genere provocavano diverbi che spesso degeneravano. Di fatto, i Ronaldo di allora toglievano lo sfizio del gioco. Trasformavano un gioco di squadra in una contesa personale e finivi con il perdere la gioia anche quando regalava un gol alla tua squadra.

È una sensazione tra l’avvilente e il mortificante. Al momento del passaggio, sai che il pallone non ritornerà più. Nemmeno se sei in contropiede. Come accaduto stasera nel derby a Chiesa nel primo tempo. Col portoghese l’uno-due quasi sempre non funziona. Viene automaticamente convertito nell’uno-uno o nell’uno-e-basta. E il brutto è che già sai che finirà così. Gliela passi sapendo che non tornerà più.

Ce ne sono tante di deficienze della Juventus, tante che possono diventare paradigmatiche di una stagione che sta assumendo ogni giorno di più le sembianze del disastro. E che, non a caso, è cominciata contattando l’ex ministra Micheli per sapere qualcosa dell’Università per stranieri di Perugia.

Ronaldo incarna il solipsismo ossia l’individualismo esasperato. Che probabilmente è anche l’unica soluzione possibile in questa Juventus che non è una società, non è squadra, non è un gruppo (come reso evidente dalla cena o dalla festa dell’altra sera). La Juventus è un insieme di egoismi. Non poteva essere altrimenti, a nostro avviso, visto l’esempio societario. E in questo tripudio di egoismi, spicca quello di Cristiano Ronaldo le cui partite si intrecciano con quelle della Juventus. Quando si sovrappongono, è gol. Quando si allontanano, i compagni possono soltanto assistere perché il pallone non lo rivedranno più.

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