Guardian e Sueddeutsche Zeitung analizzano la semifinale di Champions come un trend: l’incursione di Stati che considerano il calcio come uno strumento per migliorare la propria reputazione globale
Il Guardian la propone come una favola un po’ macabra. Il Sueddeutsche Zeitung va dritto al punto, ma il concetto è lo stesso: Manchester City-PSG è anche Abu Dhabi-Qatar. Un derby del riciclaggio sportivo, come lo definisce l’autorevole quotidiano inglese. Una semifinale di Champions tra due club che di europeo non hanno nulla, posseduti da emiri e fondi del petrolio che usano il calcio per ripulirsi l’immagine dalle infinite questioni aperte sul fronte dei diritti umani. Ed è anche un trend netto: con la Uefa che nel frattempo lavora ad ammorbidire il già inutile Fair Play Finanziario, difficilmente in futuro le cose andranno diversamente.
“C’era una volta una squadra di calcio di una città industriale nel nord dell’Inghilterra – scrive il Guardian – Non erano molto bravi ma generalmente erano abbastanza benvoluti. Poi furono rilevati da un politico d’oltremare, che era molto ricco, e poi dalla famiglia reale di un altro stato straniero, che era ancora più ricco. Quello stato ha negato le accuse di non rispettare i diritti umani, ma a nessuno sembrava davvero importare. Forse perché i reali hanno speso molti soldi per migliorare le infrastrutture, nominare uno dei più grandi allenatori del mondo e acquistare molti calciatori di grande talento. Alcune persone dicono che hanno speso troppi soldi, ma alla fine gli è stato permesso di continuare a giocare in Champions League. Il club ha vinto molti trofei. La Champions League è diventata una missione”.
Il Guardian continua:
“C’era una volta un’altra squadra di calcio della capitale della Francia. Per molti anni la gente ne ha riso, perché era un club giovane e nessuno nella capitale francese sembrava davvero amare così tanto il calcio. Poi sono stati rilevati dalla famiglia reale di uno stato straniero, che era molto ricca. Hanno negato le accuse di non rispettare i diritti umani, ma a nessuno sembrava davvero importare qualcosa, forse perché i reali hanno speso molti soldi per acquistare molti calciatori famosi e di grande talento. Alcuni li hanno accusati di aver speso troppi soldi, ma alla fine gli è stato permesso di continuare a giocare in Champions League. Il club ha vinto tantissimi trofei, così tanti da essere accusati di aver reso noioso il campionato francese. La Champions League è diventata una missione”.
“Manchester City contro il Paris Saint-Germain, Abu Dhabi contro il Qatar, che potrebbe essere definito il derby del lavaggio sportivo”.
“Ma questa non è davvero una partita che può essere considerata solo da un punto di vista sportivo”, scrive il Sueddeutsche Zeitung continuando perfettamente il ragionamento del Guardian. È una sfida che testimonia l’incursione di Stati che si potrebbe dire considerano il calcio, e la composizione delle grandi squadre, come uno strumento per migliorare la propria reputazione globale”.
Poi ci sarebbe anche il Chelsea, nell’altra semifinale, che appartiene all’oligarca russo del petrolio e del gas Roman Abramovich. Solo il Real Madrid non è stato venduto, ma ha una compagnia aerea degli Emirati Arabi Uniti come sponsor principale. “Tre semifinaliste su quattro della Champions League 2021 appartengono a proprietari finanziati da combustibili fossili. E’ un dato di fatto che tutti e tre i club fanno parte dell’élite del calcio europeo perché investono molti soldi nei giocatori. Il Manchester City è al primo posto per spese di trasferimento, con oltre un miliardo di euro speso, seguito dal Manchester United, e poi arrivano il PSG e il Chelsea”.