“Devi reagire con rabbia, ma non troppa, procurarti dei testimoni, restare concentrato, e poi subire il percorso a ostacoli che seguirà, tra offuscamento e contro-narrazione”

Nel 2021 essere vittima di razzismo, in campo, non è una cosa che si può improvvisare. Subire abusi razziali mentre stai giocando, mentre stai facendo il tuo lavoro, senza rimetterci è molto complicato. E’ un lavoraccio, ma va affrontato come tale. Jonathan Liew scrive sul Guardian il suo manuale della brava vittima d’abusi. Quello che è successo in Rangers-Slavia Praga tra Kudela e Kamara, insegna.
“E’ successo solo pochi secondi fa. Sei arrabbiato, sconvolto, confuso. Ma c’è ancora una partita di calcio da vincere e non vuoi perdere la concentrazione. Devi mettere la testa nel gioco. Perché anche in questi primi momenti crudi, una mossa falsa, una scelta sbagliata e le tue prospettive di giustizia sprofonderanno. Ovviamente vorrai presentare un reclamo formale il prima possibile. Ma ovviamente l’arbitro non ha sentito nulla e l’avversario ha un’angelica espressione da “Chi, io?” sul viso. Ecco la prima cosa da fare: devi ricordare le parole esatte. Era “fottuta scimmia”, “scimmia nera” o semplicemente “scimmia”? Sì, è raccapricciante, ma è importante. Sbaglia, ammetti la più piccola incertezza, modifica la tua storia di una virgola e tra pochi mesi un avvocato ti farà a pezzi davanti a un comitato disciplinare della FA“.
E, dunque, continua Liew: “assicurati di segnalare l’incidente in quel momento e di raccogliere testimoni, altrimenti sarai accusato di essertelo inventato in seguito. E ricorda, devi avere la giusta dose di rabbia: troppo arrabbiato e le persone presumeranno che tu sia motivato dalla rabbia, non abbastanza arrabbiato e le persone presumeranno che tu sia un mendace piantagrane”.
Mica è finita.
“Dopo avrai bisogno di una pelle spessa. Sarai costretto a rivivere quei pochi secondi traumatici ancora e ancora, attraverso filtri sempre più itterici. La tua reputazione e le tue motivazioni verranno trascinate nel fango. Sarai nuovamente abusato, questa volta sui social. E nonostante tutto il sostegno e l’incoraggiamento che riceverai, l’intera vicenda lascerà un retrogusto sgradevole”.
“Al momento dell’udienza, l’incidente inizierà a sembrare un’astrazione surreale: tu, che eri lì, i tuoi ricordi saranno sfidati da altri che non c’erano. Il giocatore che ti ha abusato caccerà una serie di testimoni per difendere il suo onore. Alla fine, ti verrà detto, è la tua parola contro la sua, e quindi non si può fare altro”.
Il trattamento che subisce Kamara, scrive ancora il Guardian, “ricorda il percorso ad ostacoli che attende tutte le vittime di abusi razzisti: esplosione del caso, offuscamento, contro-narrazione, un sistema che sembra essere truccato da cima a fondo contro l’accusatore e a favore dell’imputato”.
E così che “così tanti atti di violazione personale – razzismo, molestie, abusi sessuali – rimangono impuniti”. Kamara era ripreso dalle telecamere. “Immagina l’onere opprimente della prova richiesta per motivare un’accusa simile nel calcio amatoriale. In uno spogliatoio. In una sala riunioni”. “La presunzione di innocenza non è una posizione neutrale in questi casi”.