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Sibilia: «Il sistema calcio va prima rivisto, poi si possono chiedere anche aiuti finanziari»

Intervista allo sfidante di Gravina per le prossime elezioni alla presidenza Figc. «L’ingresso dei fondi va valutato con grande attenzione»

Sibilia: «Il sistema calcio va prima rivisto, poi si possono chiedere anche aiuti finanziari»

Pochi giorni, ormai, e lunedì sapremo chi sarà il nuovo presidente della Federazioni italiana gioco calcio (Figc). Se l’uscente Gabriele Gravina, simbolo dell’establishment dell’industria e del sistema calcio, o lo sfidante Cosimo Sibilia, il sindacalista dei “poveri” che amano il calcio e che vorrebbero rompere le catene che li costringono a una vita compressa.
In queste settimane la campagna elettorale è stata effervescente. E il suo esito è tutt’altro che scontato. Abbiamo chiesto al presidente della Lega Dilettanti, il Golia che proverà ad abbattere Davide, Cosimo Sibilia, di raccontarsi al pubblico di lettori, molto esigenti, del Napolista.

Presidente, domanda banale: su cosa il suo programma prende le distanze da quello di Gravina?

Io preferisco pensare al mio di programma, dove non ci sono favole ma elementi concreti e realizzabili.

Proprio in queste ore la serie A è attraversata da una profonda spaccatura sulla creazione di una Media Company. Qual è la sua posizione in merito? Gravina ha rotto con Agnelli….

Ci sono posizioni diverse e altre che sono mutate nel corso della discussione. Non entro nel merito dei rapporti, credo però che l’attuale governance della Serie A debba fare delle riflessioni rispetto a quello che sta accadendo.

Sono pronte in questa operazione e società straniere (Cvc, Advent, Fsi) che porteranno in dote fondi importanti. E’ una opportunità?

L’ingresso eventuali dei fondi deve essere valutato con grande attenzione, anche in ottica di commercializzazione dei diritti tv. Ecco perché la discussione si protrae da settimane.

Una vita alla guida della Lega dilettanti. Se dovesse vincere le elezioni quali valori del dilettantissimo porterebbe con sé?

In realtà è appena cominciato il mio secondo mandato… Dei Dilettanti, a prescindere dal risultato delle elezioni, porterò la passione, il senso di appartenenza e la concretezza.

Voglio essere ottimista. Percepisco nell’aria una ventata di cambiamenti anche nel mondo del calcio. Bisogna svecchiare e riformare. Per esempio, ci dica tre punti decisivi della sua riforma dei campionati.

Primo: 100 club professionistici sono troppi. Secondo: la riforma si deve fare e subito, perché il sistema non regge più. Terzo: la parola sostenibilità deve far rima con credibilità, di retorica non se ne può più, davvero.

È evidente a tutti che la pandemia ha accelerato la crisi del calcio professionista. Non vorrei essere accusato di moralismo, ma trovo urticante un Dal Pino che chiede risorse pubbliche per aiutare il calcio professionista. Non è forse il caso di introdurre l’austerità nel mondo del calcio. Forme di autoriduzione dei costi, per esempio?

Il tappeto si è alzato e adesso tutti vedono la polvere che c’era sotto. Metafore a parte, io credo semplicemente che la pandemia abbia messo in evidenza le debolezze e le criticità del nostro calcio. Chiedere aiuti per il mondo del calcio professionistico non è del tutto un’eresia, visto che parliamo di una delle principali industrie del Paese, ma è necessario che le istanze vengano accompagnate da una revisione del sistema.

Diritti televisivi e trasparenza degli assetti societari. Penso alla crisi finanziaria dei grandi club sull’orlo della bancarotta.

Mi collego alla risposta precedente: servono dei buoni propositi in termini di sostenibilità. Altrimenti si rischia l’implosione. Serve una nuova visione del prodotto-calcio, a cominciare dall’ammodernamento degli impianti e a nuove forme di distribuzione.

Quale è la sua idea sull’ipotesi Superlega?

Sicuramente abbiamo bisogno di un campionato di vertice di maggiore qualità. Poi si potrà discutere di altro, con un ragionamento serio e ben approfondito.

Giustizia sportiva. Finora mi sembra che non abbia promosso significative inchieste sulle storture del mondo del calcio. Prima ancora che alla giustizia penale, quella sportiva non dovrebbe intervenire come un medico specialista a cui sta a cuore lo sport più bello del mondo?

Sulla questione giustizia sportiva, mi riferisco a quella cosiddetta endofederale, è opportuno fare delle serie riflessioni dal momento che negli ultimi tempi abbiamo assistito a troppe decisioni a dir poco contrastanti l’una dall’altra. È inoltre necessario garantire una maggiore autonomia e indipendenza dei vari Organi, oltre che favorire un rinnovamento dei suoi componenti all’insegna della competenza.

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