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Youri Djorkaeff: «Faccio beneficenza per restituire alla società ciò che mi ha dato il calcio» 

A Sportweek: «Il più forte calciatore con cui ho giocato? Ronaldo. Era il più forte in un momento in cui, in Italia, giocavano tutti i migliori. Ha cambiato il calcio. E poi si divertiva»

Youri Djorkaeff: «Faccio beneficenza per restituire alla società ciò che mi ha dato il calcio» 

Sportweek intervista Youri Djorkaeff, ex dell’Inter e della Francia campione del mondo. Si è ritirato dal calcio nel 2006. Dal 2019 è il Ceo dalla Fondazione Fifa. Spiega in cosa consiste il suo lavoro.

«La Fondazione è stata voluta dal presidente Gianni Infantino nel 2018 e si occupa di aiutare le comunità più vulnerabili del mondo attraverso programmi, iniziative e organizzazioni che utilizzano il calcio come strumento di sviluppo e cambiamento sociale. I bambini e i più giovani sono al centro del nostro lavoro».

Il calcio può fare molto per aiutare chi è in difficoltà.

«È uno sport che riunisce le persone, favorisce la tolleranza, il rispetto e la condivisione. È un grande veicolo di cambiamento sociale. Per esperienza so che è una scuola di vita, e può giocare un ruolo fondamentale nella formazione dei bambini».

Di recente è stato in Armenia con la delegazione francese e il Presidente Macron. Una missione per aiutare rifugiati e feriti nel conflitto del Nagorno-Karabakh. L’Armenia è il Paese di origine dei suoi nonni, con essa ha un legame forte. Si esprime sull’impegno del calciatore della Roma Mkhitaryan per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle difficoltà che sta vivendo il suo popolo.

«Giocatori come lui sono modelli che possono avere un impatto molto positivo sulle comunità locali. È bello vedere i calciatori impegnarsi e utilizzare il potere del calcio per portare un cambiamento. In questo senso è un esempio anche Marcus Rashford, con il quale mi sono congratulato di persona per il suo lavoro nel sociale».

Non solo Fifa. Djorkaeff ha anche una Fondazione, a New York, per fare beneficenza.

«Non si tratta solo di beneficenza. Grazie al calcio ho ottenuto tanto e voglio restituire alla società ciò che questo sport mi ha dato, dando agli altri la possibilità di godere del suo potere unico».

Da calciatore ha giocato con Ronaldo, Roberto Baggio, Zidane e tanti altri. Indica chi era, per lui, il migliore.

«Ronie, non a caso il suo soprannome era il Fenomeno. Era il più forte in un momento in cui, in Italia, giocavano tutti i migliori. Ha cambiato il calcio, era un centravanti che arretrava per prendere palla, ma andava anche sulla fascia a crossare. E poi si divertiva, ha sempre visto il calcio come un gioco. Gli altri sono grandi campioni, il fenomeno è solo lui».

Si sofferma sulle differenze tra la sua generazione calcistica e quella attuale.

«Noi in quel momento eravamo tutti al top della carriera, ora ci sono giovani che non giocano ancora in grandi club ma che sono già molto forti, e che lo saranno ancora di più tra 3-4 anni. A partire dal ’96 la Federazione francese ha lavorato duramente sui giovani, per fare in modo che ci sia un ricambio costante, andando a cercare i ragazzi anche nei dilettanti. Prima era diverso, c’erano buone generazioni, come quella dell’’86, e ci si accontentava. Adesso Mbappé è una star a 22anni, ma ci sono già dei giovani che sgomitano per togliergli il posto».

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