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Spegnete i siti web, il Napoli tornerà una perfetta macchina da calcio. Come il Pyongyang

Gattuso oggi ha individuato il problema del Napoli. E anche della Roma (tocca avvisare Fonseca). A Creta e a Pisa Internet pare che non ci fosse

Spegnete i siti web, il Napoli tornerà una perfetta macchina da calcio. Come il Pyongyang

La risposta è ormai chiara: se la squadra azzurra risulta solo all’apparenza e ai calcisticamente sprovveduti allo sbando è per via dei troppi siti web che esistono a Napoli. (Anche a Roma, pare, la situazione sia analoga. Avvertiamo, come gesto di sportività, il signor Fonseca, nel caso volesse tempestivamente correre ai ripari).

Non cercate nei moduli, nelle controversie contrattuali, nel clima nello spogliatoio, nel deficit di veleno o nel pezzo su cui non sosta l’attenzione dei calciatori il busillis: sono i siti web la chiave di volta. Questo sappiamo oggi, domenica dieci gennaio duemilaventuno.

Tuttavia, non ogni cosa è perduta. Esistono, ringraziando il cielo, oasi ove concentrazione nello studio ed efficienza professionale possono ancora aver lunga vita. Essi sono i luoghi in cui la virtualità della rete non ha ancora avuto la meglio sulla durezza della realtà e, per fortuna, si gioca ancora a ramino o settemmezzo e si tralascia Among Us. A Palermo, ad esempio, almeno fino al 2013, non c’erano siti web. Incredibile a dirsi, ma è così: l’atavico ritardo infrastrutturale ha reso il capoluogo siciliano un paradiso di antica laboriosità. A Candia, nell’isola di Creta, l’antica cultura minoica ha rigettato da tempo la freddezza dei bit preservando i centocinquantamila fortunati ellenici dalla deriva del progresso. Giornali online non esistono. Tutto su carta stampata. In taluni casi, pergamene. Anche in Toscana, in quel di Pisa, almeno fino a qualche anno fa, internet rimaneva ancora una vaga idea. Persino nelle università sono stati cancellati i corsi di ingegneria informatica, trasformando la città da vituperio delle genti a desiderio dei calcianti. Da ultimo – Milano: l’etere che avvolge i Navigli non conosce né tre, né quattro né cinque gì (chi glielo dice ora a Gallera).

La meta preferita di qualunque allenatore, in ogni caso, rimane Pyongyang. Lì si coltivano i veri campioni del domani senza radio di quartiere o astiosi siti web. Lì le partite terminano ancora tutte con i risultati desiderati.

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