ilNapolista

Sciascia e il cinema, per lui ogni film era un miracolo

“Questo non è un racconto” raccoglie i soggetti che Sciascia scrisse per tre film a Lizzani, Wertmüller, Sergio Leone

Sciascia e il cinema, per lui ogni film era un miracolo

Cento anni dalla nascita di Don Leonardo Sciascia, l’uomo di Racalmuto che aveva i piedi in Sicilia ed i sogni in Francia. Fervono le iniziative editoriali e le ristampe popolari delle sue opere come i supplementi della Encyclopédie française dei suoi amati illuministi. È proprio da una citazione di Diderot che trae il titolo un inedito particolare, “Questo non è un racconto (pagg, 170, euro 13; Adelphi, a cura di Fabio Squillacioti)”, che raccoglie i soggetti che Sciascia scrisse per tre film a registi del calibro di Carlo Lizzani, Lina Wertmüller, Sergio Leone. Eppoi, una seconda partizione dove analizza i vari aspetti della macchina di produzione cinematografica; per finire alla terza sezione dedicata ai suoi libri che divennero film (con una nota al testo di Squillacioti a compendio del tutto).

Ebbene come recensire tutto questo senza provocare aporie? Forse la soluzione migliore sarebbe quella di lasciare al lettore la necessità di gustare da soli il tutto. Come invogliare al gusto, allora? Dicendo che soprattutto nei soggetti c’è già tutto Sciascia: la concezione della giustizia penale in Sicilia (1968) come un’extrema ratio da attivare solo per vendetta quando quella interna mafiosa sia fallita; il discorso che Sciascia fa sul potere (che solo gli interessa); la consapevolezza che anche se il cinema è fatto di immagini, è dal “quel caos che è il lavoro di preparazione letteraria che tutto scaturisce”.

Sciascia era questo: a che serviva lasciare spazi di speranza se a quei tempi non ve n’erano? Poi quel lavoro che cercava di mettere pace tra la tensione all’arte e quella al Capitale: per Sciascia infatti ogni film era un miracolo partendo da questo principio di partenza.

Questo libro dovrebbe essere fatto leggere nelle scuole di cinema tanto abbraccia tutti i tempi del genere ancora cogenti. Dal nostro punto di vista di curiosi – non esperti – del regno delle immagini, possiamo dire che ritrovare un inedito del Nostro – il cui metodo veneriamo – all’inizio del 202,1 ci ha emozionato e fatto ritrovare quella razionalità letteraria che non solo è sparita dalle nostre librerie ma che oggi – in questo tempo di aggressività pubblicitaria e saturo di violenza – forse non avrebbe più alcuna cittadinanza riconosciuta. Perché oggi – villaggio morto – non è solo più un’etimologia araba del paese nativo di Sciascia, ma è una metafora dell’intero Stivale con Linea della Palma oramai globalizzata.

ilnapolista © riproduzione riservata