Nainggolan: «A vincere con i più forti non mi diverto, nemmeno ai videogiochi»

Al CorSport: «Mi piace provare l'impresa. Non gioco per nessun altro scopo che per divertirmi. Ho avuto il Covid e sono stato fortunato. Sono preoccupato per gli effetti della crisi, per gli altri»

Nainggolan

Molto bella l’intervista a Radja Nainggolan sul Corriere dello Sport. Anche perché si intravede chiaramente un personaggio diverso, a tratti sorprendente. Il centrocampista del Cagliari parla del lavoro dei giocatori in epoca pandemica quasi come di una missione.

«Quest’anno in campo stiamo difendendo molto più che un risultato: stiamo difendendo il campionato dal virus. Perché il Covid prima ha ucciso il calcio, poi le vite di tutti noi, e alla fine ha ucciso il mondo».

Sa bene di cosa parla. Lui il Covid lo ha avuto.

«E sono stato fortunato. Ne sono uscito in soli dieci giorni».

Nessun sintomo per tutta la durata della malattia. Ma resta preoccupato. Spiega da cosa.

«Sono preoccupato per gli effetti della crisi. Per tutti quelli che hanno avuto il lavoro e le attività distrutte. E poi ovviamente per gli altri. Per gli anziani, per i più deboli, per chi si ammala e con questo virus rischia la vita. Spero che li vaccinino subito, per primi».

Tanti i temi calcistici che tocca. Dalla parentesi all’Inter all’esperienza alla Roma, fino al ritorno a Cagliari. C’è spazio anche per il rifiuto di passare alla Juve.

«La Juventus è stata la squadra più forte per un decennio e io a vincere con i più forti non mi diverto. Persino quando gioco a Football Manager non prendo mai le grandi».

Spiega meglio:

«Non prendo mai il Real o la Juve o il Barcellona, perché ovviamente hai più possibilità di vincere. Mi piace partire dalle squadre di Serie B. Provare l’impresa. Un giorno ho pensato che ho fatto lo stesso nella vita».

Parla di ciò che spinge il suo mondo, dal punto di vista del calcio.

«Non gioco per nessun altro scopo che per divertirmi».

Anche in allenamento, racconta, il momento che aspetta con maggiore trepidazione è quello della partitella.

«Lì mi diverto. Perché ci sono sempre l’agonismo e il gioco. Vedi, talvolta ce lo dimentichiamo, ma il calcio non è solo uno sport. E’ uno spettacolo».

 

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