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La Juve di Pirlo è il revenge-porn di Sarri

Starà godendo come un matto, chiuso a Figline, mentre Paratici gli firma buste paga da mezzo milione al mese e Conte devasta il Maestro

La Juve di Pirlo è il revenge-porn di Sarri
Juventus' Italian coach Maurizio Sarri gestures during the Italian Serie A football match SS Lazio vs Juventus FC. (Hermann)

La tentazione di immaginarcelo nella penombra, con una lama di luce che gli trafigge lo sguardo, comodo su una poltrona girevole, che con una mano accarezza un gatto persiano bianco come il capo della Spectre, e con l’altra sorseggia un brandy. In tuta. E il sorriso – smagliante, irriducibile – di un uomo che ha appena visto la Juve di Pirlo devastata dall’Inter di Conte, mentre la stessa Juve gli paga uno stipendio da mezzo milione netto al mese.

Molto più prosaicamente Maurizio Sarri starà godendo. Nella sua villa di Figline che a detta dei suoi compaesani “pare una clinica”, dove è barricato sotto contratto bianconero da quando Paratici lo esonerò mentre in tv dettava la litania del “andremo avanti con Sarri”.

Perché noi stolti continuiamo a puntare il dito su Pirlo, ma là fuori c’è una luna accecante che ha le forme e le espressioni madide del tecnico più crocifisso della storia moderna della Juve. Sarri, l’uomo che tenne fede all’articolo 1 della costituzione bianconera: vincere è l’unica cosa che conta. Vinse lo Scudetto e gli opposero un “no, scusa, c’eravamo sbagliati: conta vincere bene, e di più”.

È lui il protagonista silenzioso di queste ore. Non il Maestro, ormai vittima della sua monoespressione insipida. Maurizio Sarri lievita sulle disgrazie del suo succedaneo, di sponda. Ogni buca di Pirlo è un rimando alla passata stagione, quando la critica non perdonava alla Juve Sarrita di essere così poco Sarrita. Non lo confesserebbero mai – la confessione in casa Juve è un peccato mortale – ma era una Juve-simil Napoli quella che volevano quando scelsero di sostituire il pragmatico Allegri col bel gioco autocompiaciuto del suo rivale in azzurro. Il salto di scala – da Allegri a Sarri, a Pirlo – ha prodotto una escalation di rimestio: persino quella squadra mal-congegnata che vinceva in Italia e perdeva in Europa era un sogno rispetto a questa.

Sarri starà incorniciando i ritagli di giornali delle mazzette di questi giorni. Un giorno qualcuno entrerà nel suo studio e vi troverà un’intera parete istoriata coi titoli a nove colonne sulle varie “Pirlolandie”, sulle magie del venerabile Maestro, e poi con le cronache della caduta. Coi fili tirati tra le punesse, come nelle indagini dell’FBI, a unire i colpevoli: Nedved, Paratici, e al vertice di tutto Agnelli.

Della rassegna stampa di lunedì 18 gennaio 2021 avrà fatto un collage 2 metri per 2. Non c’è un quotidiano, un editorialista, un commentatore che non sottolinei l’infame paragone tra Sarri e Pirlo. I 9 punti in meno, con 200 milioni di nuovi acquisti in più. Ma soprattutto il ritorno d’immagine, la pretesa teorica di installare a Torino il gioco di Pirlo che nessuno – manco Pirlo – sapeva bene che forma avesse. Il ricordo delle due lezioni che Sarri l’anno scorso rifilò allo stesso Conte che oggi prende a pallate Pirlo. Ecco, per Sarri questo è revenge-porn.

Essere rimasto piantato lì, a stipendio, in attesa che il tempo gli desse ragione, è la più grande vittoria dell’allenatore che andò via da Napoli per vincere. Poter pesare sui conti bianconeri mentre Paratici firma le buste paga di uno che va molto peggio di lui. Sogghignando su quella poltrona girevole, col gatto bianco e il bicchiere in mano.

Scriveva Walt Whitman:

“Se tardi a trovarmi, insisti. Se non ci sono in nessun posto, cerca in un altro, perché io sono seduto da qualche parte, ad aspettare te… e se non mi trovi più, in fondo ai tuoi occhi, allora vuol dire che sono dentro di te”.

Sarri è dentro la Juve. E gode.

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