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Abbiamo una dolorosa notizia: le statistiche non portano punti in classifica

E quelle del Napoli di Gattuso non sono positive. Non sa più segnare, trasforma appena l’8% dei tiri, ha perso il 30% delle partite giocate

Abbiamo una dolorosa notizia: le statistiche non portano punti in classifica

Sembra strano, ma arriva il momento in cui diventa dolorosamente necessario ricordare a tutti, addetti ai lavori, osservatori e tifosi che i campionati si disputano per fare più punti delle altre squadre, che le partite di calcio si vincono facendo gol e subendone meno degli avversari, e che certe statistiche particolari sono indicatori interessanti da analizzare, ma che purtroppo non fanno classifica.

Tiri in porta, pali colpiti, possesso palla e rigori negati non portano punti. Ammesso e non concesso che il Napoli di quest’anno possa usarli come elementi a proprio favore.

Diventa così molto più importante ricordare che, nonostante alcune roboanti vittorie, la media gol segnati in tutte le competizioni da quando Gattuso siede in panchina è di appena 1,71 a partita, mentre quelli subiti sono a 1,12 a partita. Basta confrontare questi dati con quelli del biennio più buio del Napoli recente (secondo molti napoletani) per rendersi conto della lenta deriva di questa squadra. Infatti Ancelotti, nonostante la seconda sciagurata stagione del suo Napoli, ha ancora una media di gol fatti leggermente superiore (1,74) e decisamente migliore in quelli subiti (1,00).

Troppo pochi i gol segnati se confrontati poi con i 2,15 a partita del Napoli di Sarri e i quasi due (1,96) di Benitez.

È come se il Napoli stesse lentamente disimparando a fare gol. Il veleno e la sfortuna sono termini buoni per il chiacchiericcio post-partita. I tiri in porta sono stati tanti contro lo Spezia, ma la sfortuna, se proprio di sfortuna si vuol parlare, è (forse) colpire un palo, o il mitico ciuffo d’erba o la pozzanghera che deviano casualmente il pallone. Poi finisci per scoprire che il Napoli di quest’anno non può appellarsi neanche ai legni, visto che nella Serie A 2020-21 ne ha finora colpiti 6 in 15 partite (uno per ogni due partite e mezza, la metà del Milan che ne ha presi già 12), contro i 26 in 38 partite presi nella scorsa stagione (uno per ogni partita e mezza).

L’imprecisione che affligge il Napoli ne fa la 15ma squadra nella speciale classifica stilata da Transfermarkt, 32 gol su 393 tiri totali, percentuale 8,1%. Anche se parlare di tiri a volte sembra anche troppo, visto che tirare alle stelle, addosso al portiere o in maniera goffa e indecisa non meriterebbe neanche di entrare nel novero dei tiri in porta. Un viziaccio che gli azzurri si portano appresso da un po’ di tempo, visto che l’anno scorso chiusero terzultimi nella speciale graduatoria.

Invece appena due anni fa il Napoli trasformava in gol il 14,1% dei tiri scoccati, e nel secondo anno di Sarri, il 2016/17, vinse la speciale classifica con il 19% di media, scagliando 496 tiri verso la porta e segnando ben 94 gol. Una precisione che il Napoli aveva comunque mostrato nei 5 campionati precedenti, indipendentemente dall’allenatore, vista la percentuale stabilmente assestata intorno al 16%.

Cosa stia accadendo agli attaccanti azzurri è un mistero, ma sicuramente ogni ulteriore richiamo alla sfortuna appare superfluo.

Come è superfluo parlare ancora di possesso palla, un dato che ormai non è più direttamente proporzionale alla posizione in classifica e ai punti conquistati. Oggi il Napoli, con il 58,9% di possesso, è terzo nella speciale classifica, proposta sempre da Transfermarkt a questo link, dietro Juventus e Sassuolo. Basti pensare che Milan e Roma sono rispettivamente nona e decima, che lo Spezia fa lo stesso possesso dell’Atalanta e la Fiorentina ne fa più di Roma e Milan. Parlarne ancora significa tornare per l’ennesima volta al masturbatio grillorum di cui amava parlare Gianni Brera.

Prendersela con i poteri forti che non vogliono vedere vincere il Napoli? Basti ricordare che nel 2019-20, a questo punto della stagione, il Napoli si era visto negare già undici rigori più o meno netti. Qualche episodio dubbio non giustifica i risultati negativi, soprattutto se pensiamo che il Napoli ha concluso le ultime due partite in superiorità numerica.

Piuttosto qualcuno dovrebbe spiegare come fa il Napoli ad andare in sofferenza con una continuità disarmante. Se riguardiamo a freddo le 21 partite ufficiali finora giocate, solo 5 sono state vinte senza troppi patemi d’animo: Genoa, Atalanta, Rijeka in casa (non senza qualche amnesia), Roma e Crotone. E forse a Cagliari, ma solo come punteggio, perché non va dimenticato lo scarso valore dei sardi e il loro temporaneo pareggio.

Il risultato è che la percentuale di sconfitte del Napoli di Gattuso, il 29,4% delle partite giocate (15 su 51) è la peggiore tra gli ultimi cinque allenatori azzurri. Come risultato globale, la media punti del Napoli 2020-21 a questo punto della stagione (anche tenendo conto della partita in meno) costituisce la quart’ultima prestazione degli ultimi 11 campionati.

La società farebbe bene ad interrogarsi sulla strada intrapresa. Il valore della rosa fa del Napoli uno dei migliori dell’era De Laurentiis. Bisognerà capire se la carenza è nella mancanza di giocatori di personalità o è insita nella guida tecnica. Perché nel calcio è già successo, e può succedere, che Davide batta Golia, ma una squadra che ha una quotazione di mercato di 587 milioni di euro non può farsi battere in casa da chi ne vale appena il 10%, e gioca addirittura con un uomo in meno, senza capirne il perché.

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