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Nedved se n’è andato come un’Olgettina stizzita alla quale il Papi ha tolto la carta di credito

Mentre si consuma l’òbito di Luca Cupiello, allo Stadium si consuma quello del Pirlocchio. Al Napoli di Gattuso mancano le caratteristiche di Gattuso

Nedved se n’è andato come un’Olgettina stizzita alla quale il Papi ha tolto la carta di credito
FALLI DA DIETRO – 14a GIORNATA 
Calcio di questo fine anno degli abbracci perduti.
La sentenza Coni tiene banco.
Una sentenza che condanna irrevocabilmente la sua federazione più ricca e più in vista.
Meritatamente.
Perché quel protocollo così com’è è una cagata pazzesca. Vedi per esempio il caso Casertana-Vibonese.
Una sentenza politica perché elimina il pericolo che il Napoli si rivolgesse alla giustizia ordinaria. Dove probabilmente sarebbe saltato fuori tutto ciò che non sappiamo del calcio italiano.
Una sentenza che rende giustizia al Napoli. Ma non del tutto.
Perché restano le parole violente di Sandulli e le gravi insinuazioni contro la società.
Una sentenza che toglie alla Vecchia il tavolino da sotto i piedi facendola sprofondare ancora più lontano dalla vetta.
E così mentre da qualche parte si consuma l’òbito di Luca Cupiello, allo Stadium si consuma quello del Pirlocchio.
Perde sei punti in due ore. Prima un 3-0 cancellato. Poi un catastrofico 0-3.
Il mister apprendista sballa completamente approccio e si fa infilare ripetutamente dalle incursioni di Ribery che spadroneggia e sberleffa De Light e Bonucci altissimi a centrocampo.
Tempi duri e incredibili per gli ergastolani.
Mazzoleni dal Var sancisce il rosso al Panita. Roba da non credere.
E poi in campo c’è questo La Penna che niente, non si fa intimidire.
Protesta il Toy Boy.
Se ne va via indignato il Pavel.
E cede alle malizie del vento la bella chioma bionda, come un’Olgettina stizzita alla quale il Papi ha tolto la carta di credito.
Addio La Penna. Non lo vedremo più. Andrà a far compagnia su qualche panchina dei giardini pubblici a Francesco Fourneau, quello di Crotone.
Tempi duri per la Vecchia.
Perché ogni giorno che passa, la farsa Suarez si ingigantisce sempre di più. E le indiscrezioni diventano di giorno in giorno sempre più inquietanti.
Nel ritiro di Castel Volturno avranno festeggiato troppo per il ricorso vinto.
Sembrava impossibile. Eppure il Napoli che scende in campo contro l’ultima in classifica è più brutto di quello visto all’Olimpico.
Lento. Senza idee. Triste.
Quello che più sorprende di questo Napoli del Gattaccio è che gli manca proprio l’ingrediente che del Gattaccio ha fatto un mito.
La grinta. La determinazione. La voglia di fare.
Quello che gli manca è un progetto tattico.
Mai una verticalizzazione. Solo uno stucchevole possesso, fatto di passaggi orizzontali o peggio di passaggi all’indietro.
Si rischia di perdere anche con l’ultima in classifica.
Poi Giampaolo ci dà una mano.
Toglie niente di meno che il Gallo, proprio lui, l’uomo squadra.
I minuti passano.
E mentre il Gattaccio si ricorda di Llorente, il Pibe di Fratta disegna una stella cometa giusto in tempo per evitare la catastrofe.
Un capolavoro. Un regalo per questi giorni degli abbracci perduti.
Ma i problemi restano.
E molta tifoseria invoca la testa dell’allenatore.
Povero Gattaccio sofferente. Uomo buono e schietto.
Trascina la sua dannata malattia che lo sfigura con diginità e sopportazione. Un gigante.
Lo scudetto è un affare milanese.
I Suninter vincono la solita partita giocata alla mentula canis.
I Diavoli hanno la meglio sugli Aquilotti grazie a Theo vestito da Babbo Natale.
Per l’Europa che conta sono in corsa le romane, i Pirlocchi e le due provinciali d’oro che per ora giocano il calcio più bello.
Dovremmo esserci anche noi. Se si riparano i cocci.
Vado a rivedermi il Lucariello. Di Eduardo.
Buon Natale.
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