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Napoli è ancora un oggetto misterioso per Gattuso abituato a essere emigrante nella Gran Milàn

Napoli ha messo in crisi una sua certezza e cioè che occorresse sottostare a un’autopedagogia dello sradicamento come prezzo per conquistare il successo

Napoli è ancora un oggetto misterioso per Gattuso abituato a essere emigrante nella Gran Milàn

A me, calabro-napoletano, le uscite di Gattuso su Napoli fanno morire dal ridere.

Perché gli sento dire frasi che ho già sentito, enuncia pensieri che già conosco, e riesco a intuire anche il suo non-detto. Ancora della città non ci ha capito granché, diciamo che lo vedo confuso, ma la cosa alla fine non mi meraviglia troppo.

Ha ragione nel biasimare chi non usa la mascherina, ma non è stata questa l’unica sua presa di posizione di chi sembra stare ancora sul chi va là. Eppure, i napoletani, che ormai da decenni ogni estate invadono le coste calabresi, lo hanno accolto fraternamente, come fosse uno di noi. Non era scontato.

Ma quest’estate Napoli era per uno sdegnato Gennaro Gattuso una città pericolosa, con “troppo mare e troppe isole”; oggi è diventata quella piena di tentazioni, “dove si può mangiare a qualunque ora”. Poi si è meravigliato che a Napoli si festeggi l’onomastico, prima o poi scoprirà che anche qui la musica tradizionale è la tarantella, che nei giorni di festa si cucina la Pastafforno, e tra poco, a Natale, si renderà conto che gli Struffoli non sono che la versione cittadina della Pignolata, mentre ci si affoga tutti di Mostaccioli e Susumielli (in calabrese: Susumelle).

Tuttavia, il perché della condizione gattusiana è abbastanza chiaro, intuibile.

Gattuso ha conosciuto Glasgow e si è affermato a Milano. Evidentemente si era fatto l’idea che la grande città coincidesse con cose diverse da sé. C’era la Calabria, cioè il suo paesello, e poi c’era la Gran Milàn, e che occorresse sottostare a un’autopedagogia dello sradicamento, come prezzo per conquistare il successo.

Il solatio paesello sul mare natio o la fredda Grande Città del Nord: tertium non datur. Una Weltanschauung d’altra parte condivisa con molti calabresi della diaspora.

Ora invece la vita gli sta facendo scoprire che c’è pure, non troppo lontano da casa sua, un’altra grande città, sul mare e piena di sole, a lui abbastanza sconosciuta. Una città che non gode di buonissima fama nei luoghi dove finora lui ha vissuto, ma una città negli ultimi tempi fin troppo orgogliosa di sé. Soprattutto, una città che gli somiglia.

La cosa evidentemente scombussola le sue acquisizioni di una vita: dal tipico Selbtshass dell’emigrante, fino a qualche pretesa emancipazione (p. es. dall’onomastico).

All’amico Costacurta, in una delle sue ultime uscite, quasi scusandosi, ha confidato: “e però, che vuoi, qui mi piace: Napoli è bella anche quando piove. Evidentemente ero rimasto terrone dentro…”.

‘A verità? Abbastanza pure fuori, Genna’!

Anzi, controlla spesso bilancia e colesterolo… ché la città “dove si sente sempre odore di mangiare” per questo profilo può essere davvero un posto pericoloso.
Come la Calabria, del resto.

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