A La Stampa: «E’ mancata la determinazione politica. E’ dalla fine di aprile che discutiamo dei problemi da risolvere. Se non porteremo gli studenti in classe a gennaio avremo fallito tutti. Avremo fallito come Paese»

La Stampa intervista Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico. Si dice contrario all’allentamento dei divieti agli spostamenti degli italiani durante le feste di Natale.
«Gli spostamenti durante il periodo natalizio andrebbero ridotti, non aumentati. Questo virus non ci consente deroghe. Noi abbiamo già espresso la nostra grande preoccupazione. Questa è una decisione politica, responsabilità del governo e, nel caso, del Parlamento. Noi tecnici abbiamo più volte sottolineato i rischi legati al movimento di un gran numero di persone».
Miozzo parla di scuola.
«E’ dalla fine di aprile che discutiamo di trasporti scolastici, ingressi scaglionati, monitoraggio sanitario, tamponi rapidi. Credo che in moltissime realtà locali ci siano le condizioni per garantire la didattica in presenza, in altre è necessario accelerare la ricerca di appropriate soluzioni».
E continua:
«Confidiamo molto nel lavoro dei prefetti, a cui è stato affidato il gravoso compito di coordinare i tavoli a livello locale. Penso che, con la loro autorevolezza sul territorio, sapranno realizzare i giusti piani operativi. Non serve una laurea in Scienze astronomiche per trovare le soluzioni più adeguate, finora è mancata più che altro la determinazione politica. Ma, mi lasci dire, il tavolo dei prefetti è veramente l’ultima spiaggia. Se non riusciamo a riportare tutti gli studenti in classe nemmeno a gennaio, vorrà dire che avremo fallito tutti, politici e tecnici. Avremo fallito come Paese. Mi sembra che, da più parti, manchi la comprensione del problema, del fatto che non possiamo continuare a nasconderci dietro la didattica a distanza: è uno strumento eccezionale di insegnamento, ma non può sostituire per mesi e mesi la presenza scolastica».