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Il Coni ha salvato la faccia al calcio italiano. Servivano tre gradi di giudizio per stabilire l’ovvio?

Sono stati mesi imbarazzanti per il calcio italiano che voleva sancire la propria extraterritorialità. Ci siamo dovuti sorbire Agnelli parlare di rispetto delle regole

Il Coni ha salvato la faccia al calcio italiano. Servivano tre gradi di giudizio per stabilire l’ovvio?

Il primo commento da fare è: servivano davvero quasi tre mesi e tre gradi giudizio per stabilire l’ovvio, ovvero che il Napoli fosse stato impossibilitato a partire per Torino? C’è voluto il terzo grado di giudizio, c’è voluto il Collegio di garanzia del Coni per salvare la faccia al calcio italiano. Per ricordare che un protocollo tra privati – sia pure vidimato dal governo – è carta straccia di fronte all’autorità sanitaria nazionale e che in piena pandemia – con tutto il mondo angosciato in ginocchio per il Covid-19 – la salute pubblica è decisamente più importante rispetto alla regolarità di un campionato di calcio.

Sono stati mesi imbarazzanti per il calcio italiano. Imbarazzante la Figc. Imbarazzante il provvedimento della Corte d’appello di Sandulli che persino la Procura generale dello sport ha bacchettato fino a dire che ha compiuto il passo più lungo della gamba.

I primi due gradi di giudizio della giustizia sono stati una pagina oscena per il nostro sport. Vale la pena ricordare che il Napoli aveva affrontato il Genoa e che nella settimana successiva alla partita era emerso un cluster tra i rossoblù. Quindi, in piena recrudescenza del virus, con i primi due positivi nel Napoli, secondo i signori del pallone il club di De Laurentiis non avrebbe dovuto chiedere lumi all’autorità sanitaria locale. Roba da sant’uffizio. Oltre che da incoscienti. Ci siamo dovuti sorbire Andrea Agnelli pontificare in tv – praticamente senza contraddittorio – sul rispetto delle regole (sigh), mentre l’Italia intera ricominciava a contare i morti.

Il calcio italiano ha sbattuto i piedi. Ha reclamato e ha voluto a tutti i costi imporre la propria extraterritorialità. E incredibilmente ha superato anche due gradi della giustizia sportiva. Ci sono voluti quasi novanta giorni per stabilire una ovvietà, e cioè il rispetto della gerarchia delle fonti. Roba da scuole medie. Ma il livello d’istruzione del calcio italiano è quello.

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