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Il Coni ha ricordato che per la legge italiana Paratici non è più importante di Mattarella

Siamo contenti ma anche preoccupati. Il calcio (e i media) ha ignorato persino le indicazioni del governo. Cosa ha da dire oggi Gravina?

Il Coni ha ricordato che per la legge italiana Paratici non è più importante di Mattarella

Dunque avevamo ragione noi. Noi, che sin dal giorno dopo o quasi di quel quattro ottobre, quando il Napoli non si presentò a Torino per espressa indicazione delle due ASL competenti, sostenemmo che di fronte alla richiesta dell’autorità sanitaria dovevamo obbedire.

Dovremmo essere contenti per la ferita sanata, per l’onore perduto ritrovato, perché giustizia è stata fatta.

Dunque avevamo ragione noi, anzi aveva ragione Giulio Andreotti quando sussurrava con un sorrisetto maligno che a pensar male si fa peccato.

Ma la decisione della “Cassazione” sportiva, il Collegio di garanzia dello sport, non sana in realtà il vulnus aperto con le due scandalose sentenze. Anzi aggrava la crisi del sistema di potere dell’industria del calcio nelle sue proiezioni istituzionali.

Cosa dovrebbe pensare un cittadino se il giudice o il pretore del suo paese amministrasse la giustizia non nel nome del popolo ma di interessi di potere?

Nei giorni che seguirono la decisione delle ASL, giuristi ed esponenti politici e di governo sottovoce ricordarono che di fronte alla legge e alla Costituzione non c’è “scrittura privata” che tenga. Cioè che il protocollo sottoscritto dalle società calcistiche sui comportamenti in tempi di pandemia valevano come carta straccia.

Ma il buon senso del rispetto della legge, della legalità, di fronte a una società, il Napoli, che aveva violato il patto (di sangue) del protocollo, poteva farsi friggere. Se l’avesse vinta il Napoli il campionato, il business, il profitto sarebbero saltati.

E francamente che figuraccia hanno fatto i servi sciocchi del potere, altro che i gendarmi dell’opinione pubblica. Gran parte dei giornalisti, per dirla in chiaro, hanno sostenuto le ragioni del tre a zero a tavolino.

Dovremmo essere contenti per la decisione della giustizia del Coni. Intendiamoci, in parte lo siamo. Ma nello stesso tempo avvertiamo un clima pericoloso. Perché le due sentenze Figc contro il Napoli sono figlie di logiche e guerre di potere che nulla hanno a che vedere con il calcio.

Lo abbiamo già scritto in passato: il braccio di ferro contro il Napoli nascondeva una guerra di potere. Tra poche settimane si eleggono i nuovi organismi istituzionali del calcio. E arrivarci con le due sentenze direi sfacciatamente schiacciate a favore della Juventus e di quella platea elettorale che controlla – vero Gravina? – in qualche modo rendeva l’idea di chi avrebbe vinto la tornata elettorale.

E invece per garantire la legalità, l’ordine e la sicurezza sportiva ci ha dovuto pensare un Giudice davvero terzo, il Collegio di garanzia dello Sport del Coni.

Ora vorremmo sapere dal presidente della Figc Gravina cosa ha da dire sul punto. E con lui il suo emulo di Lega Pro, Ghirelli, sul cui operato la Procura di Santa Maria Capua Vetere ha aperto un fascicolo. Per stabilire un principio semplice semplice: le norme dell’ordinamento Figc non possono mai violare norme dell’ordinamento statale. Anche se gioca la Juventus. Già. A Roma come a Perugia, dove, come noi, anche il procuratore capo Cantone non ritiene “Paratici superiore a Mattarella…”.

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