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Il capitano del Foggia: «Hanno tentato di incendiarmi casa. Ero dentro. Tifosi? È pura delinquenza»

A Repubblica: «Mi hanno chiesto di togliermi la fascia da capitano, così avrebbero lasciato tranquilla la squadra. Penso di andarmene, non posso più mettere a rischio la mia famiglia»

Il capitano del Foggia: «Hanno tentato di incendiarmi casa. Ero dentro. Tifosi? È pura delinquenza»

Nella notte tra martedì e mercoledì alcuni balordi hanno cosparso la porta della sua casa di liquido infiammabile e le hanno dato fuoco. Un gesto terribile di intimidazione. Gravissimo, tanto più che lui si trovava in casa con la sua famiglia, compresi i bambini piccoli. Oggi Federico Gentile, ex capitano del Foggia, racconta la sua versione a Repubblica.

«Non sono tifosi, è pura delinquenza». 

I figli, fortunatamente, dormivano e non si sono accorti di nulla. Lui è salvo per miracolo, perché si è svegliato all’improvviso e si è accorto delle fiamme e del fumo che entrava in casa. Grazie all’aiuto di un vicino è riuscito a spegnere l’incendio con dei secchi d’acqua.

«Mi sento male, perché hanno colpito me e la mia famiglia nell’intimità della casa».

Racconta che gli è stato chiesto di abbandonare la fascia di capitano.

«Al momento posso solo dire che mi è stato chiesto di togliermi la fascia da capitano, fascia che ho onorato al massimo. Tutto questo all’inizio della stagione calcistica in corso. Mi sono arrivati messaggi chiari da parte di alcuni tifosi che sono venuti al campo. Mi hanno fatto capire che dovevo fare un passo indietro, così loro avrebbero lasciato tranquilla la squadra. E io li ho assecondati».

Spiega perché secondo lui è stato preso di mira.

«Un gruppo è contro l’attuale proprietà e mi identificano come un uomo di questa presidenza. Sono arrivato a Foggia nella passata stagione e la dirigenza mi ha presentato come primo giocatore. Io ho sempre aiutato la squadra anche con una veste diversa dal semplice calciatore, ovvero quella di collaboratore tecnico. Mi sono impegnato, ho lavorato 24 ore al giorno per contribuire anche al salto di
categoria del Foggia».

Pensava che fare il suo lavoro impegnandosi sarebbe bastato. Ma, dice,

«Qui a Foggia non funziona così. Qui c’è bisogno di essere accondiscendente e di farti degli amici. E io non ne sono capace».

Adesso medita di lasciare la squadra.

«Sto decidendo. È una scelta molto difficile, ma non posso più mettere a rischio la mia famiglia. Adesso, a caldo, l’idea è questa, nonostante mi stanno dicendo in tantissimi di non mollare. Anche gli stessi tifosi, quelli sani, e i miei compagni di squadra. Tutti mi hanno chiesto di rimanere».

E conclude raccontando l’aria che tira tra in squadra.

«I miei compagni sono scioccati. Dovevamo allenarci, ma abbiamo preferito evitare».

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