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I Cupiello sono piccolo-borghesi proprio come i napoletani di oggi

Il dibattito è tutto incentrato su Castellitto che non potrebbe interpretare Luca Cupiello. Chi ha interpretato Maigret, può cimentarsi con Cupiello

I Cupiello sono piccolo-borghesi proprio come i napoletani di oggi

I social sono pieni di chat tra il piccato ed il risentito per il film “Natale in casa Cupiello” di Edoardo De Angelis tratto dalla commedia omonima del 1931 del commediografo Eduardo De Filippo che in prima serata su Rai1 ha sfondato i 5 milioni e mezzo di spettatori con uno share sontuoso del 23%. Al di là delle beghe da cortile vogliamo plaudere a questa intrapresa che avrebbe fatto tremare le vene dei polsi di molti cineasti ma che De Angelis e soprattutto il co-sceneggiatore Massimo Gaudioso hanno portato a casa cinematograficamente con mano sicura. Merito anche di un’equipe di primo ordine: segnaliamo su tutti la scenografia di Carmine Guarino ed i costumi di Massimo Cantini Parrini.

L’accusa più grave portata avanti dai tradizionalisti è che Sergio Castellitto – già dall’accento napoletano con uno strascico di vernacolo papalino – non avrebbe potuto interpretare Luca Cupiello il capostipite della famiglia amante dei presepi e dell’unità delle famiglie. Niente di più falso: quando uno ha alle spalle ruoli come Maigret non penso non possa cimentarsi con Cupiello.

Noi napoletani siamo abituati alla versione di Eduardo e ci fa strano che altri possano recitarla in vece del nostro massimo commediografo moderno: ma l’identità di un popolo – questo è in definitiva il Natale di Cupiello – può ben affidarsi con una corretta tradizione ad altri visuali lettori.

Quello che invece dovrebbe scatenare dibattito soprattutto in tempi come questo di pandemia e di zone dai colori intermittenti è la straordinaria meraviglia di come i Cupiello – piccolo-borghesi degli anni 20 e 30 – siano così vicini ai comportamenti di noi napoletani di inizio Terzo Millennio. Chiaramente qua si parla di abito mentale che non mi sembra molto variato nonostante le molte acquisizioni materialistiche.

Comunque la storia dei Cupiello – bravissima Marina Confalone nei panni della ciuccio di fatica Concetta – e dei suoi rapporti endofamiliari diverte e rattrista: con quel voi di matrice contadino-fascista che si riferiscono i suoi componenti. Bravi tutti gli interpreti: il figlio mariuolo dal cuore d’oro Tommasino (Adriano Pantaleo), lo zio ambiguo Pasquale (l’attore e letterato Tony Laudadio), la figlia fedifraga Ninetta (Pina Turco), come il marito Nicolino Percuoco (Antonio Milo) e l’amante Vittorio Elia (Alessio Lapice). Tutti ai piedi del presepio di Luca, fino alla tragedia finale. Le musiche di Enzo Avitabile sono uno zucchero che dà collante alla narrazione e la storia di Cupiello varca di nuovo i nostri confini dando della Città e di noi stessi una giusta rappresentazione identitaria che nessun accento strascicato potrà inquinare.

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