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Conte col Napoli si gioca tutto, o non gli resta niente

Finanziariamente illicenziabile, ha saturato l’ambiente. Lo dicono tutti: “Ora l’Inter vincerà lo scudetto”. Solo perché non ha altra scelta

Conte col Napoli si gioca tutto, o non gli resta niente

Non lo ammetterà mai, per cui vale la pena anticipare il risultato di Inter-Napoli: Conte si gioca tutto. Stempererà. Dirà che no, è presto, “siamo ancora a dicembre”. Dovesse vincere o perdere, al netto di un siparietto isterico in tv – sempre possibile – Conte resterà acquattato, alimentando un refrain un po’ paradossale: l’Inter vincerà lo scudetto.

Dopo l’eliminazione dell’Inter da tutta l’Europa possibile è una ipotesi contrabbandata per certezza, un po’ rassegnata. Altrove sarebbe stato un massacro mediatico: ha fatto investire 230 milioni in due anni al suo club per uscire ai gironi di Champions, senza passare nemmeno per il ripiego dell’Europa League. E invece un minuto dopo lo 0-0 sterile con lo Shakhtar, nemmeno il tempo di offendere un po’ di commentatori in collegamento dallo studio, che già tutti traslavano le aspettative sul campionato. Come se Conte e l’Inter non potessero non vincere qualcosa: non sarà la Champions? Beh, allora lo Scudetto. Il fallimento contrabbandato da liberazione, ricorda quasi il Napoli di Sarri che si suicidò in Europa League per buttarsi a capo chino nella lotta scudetto.

Per cui, tornando a noi: col Napoli Conte si gioca tutto. E’ la sfida scudetto delle alternative al monologo bianconero. E’ una delle possibili sfide scudetto che l’Inter dovrà affrontare da favorita. Non tanto per questioni tecnico-tattiche, ma proprio per inevitabilità: o vincono o vincono. Conte è in un angolo.

Nelle ultime due stagioni l’Inter ha acquistato: Romelu Lukaku, 67,2 milioni; Achraf Hakimi, 40,5 milioni; Nicolò Barella, 40,0 milioni; Christian Eriksen, 26,9 milioni; Valentino Lazaro, 21,0 milioni; Stefano Sensi, 20 milioni (+3 milioni di prestito); Diego Godin, 3,5 milioni; Matteo Darmian, 2,5 milioni; Ashley Young, 1,7 milioni; Aleksandar Kolarov, 1,5 milioni. A questi vanno aggiunti i prestiti di Biraghi e Moses lo scorso anno e l’acquisto a parametro zero di Alexis Sanchez dal Manchester United.

Tutto per arrivare a partite come quella contro il Napoli senza paracadute. Gli tocca battere Gattuso, e magari battere Pirlo il 17 gennaio. Non può farne a meno. L’egomania non ammette deviazioni.

Ha saturato l’ambiente – il suo, figurarsi quello altrui – di Contitudine. Estrema, sfacciata. Insopportabile. L’aveva già sfibrato lo scorso anno quando passava un post-partita ogni due ad attaccare la sua stessa proprietà, quella che mette a bilancio quest’anno lui e tutto il suo staff per 23,5 milioni di euro. Conte e i suoi derivati costano carissimo. E sono essi stessi costretti in questa gabbia dorata: finanziariamente illicenziabili, ma con licenza di ringhiare, sbattersi, ripiegare, e dissipare colpe a piacimento.

Non più tardi di qualche giorno fa, appena prima di una partita quasi persa col Cagliari, ha detto:
“Non prestiamo il fianco a chi sta godendo e che spera che si distrugga un anno e mezzo di lavoro. Vedo troppa negatività, restiamo compatti e uniti”
E oggi, nell’introdurre la partita col Napoli dissimulando tranquillità, ha ribadito:
Il quasi obbligo di vincere da parte nostra mi fa sorridere. Penso che qualsiasi dichiarazione venga sempre vista in maniera negativa. Mi sto abituando a questo. A inizio anno ero troppo sereno e sono stato incolpato che non ero più io e che avevo mollato. Ora succede l’opposto”.
Come il trucco di Joker, la smorfia di Conte è diventata indelebile. Non sai mai se sta ridendo mentre piange o se piange mentre ride. Una cosa è certa: piange. Piange un sacco.
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