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Un gol in sette partite: Osimhen va aspettato ma il Napoli ha dimenticato Milik

Il centravanti polacco non è mai partito così male ed è stato troppo frettolosamente accantonato. Al nigeriano non va messa pressione

Un gol in sette partite: Osimhen va aspettato ma il Napoli ha dimenticato Milik

La storia recente del Napoli si lega molto a quella dei centravanti che ha avuto. Senz’altro perché sono le figure che hanno mosso i volumi di denaro maggiori, in entrata e in uscita, ma anche perché i momenti di magica prolificità che hanno vissuto in azzurro hanno reso grande il club e loro stessi. Cavani, Higuain e Mertens hanno segnato con una continuità impressionante, dando a tratti la sensazione di essere inarrestabili.

La scorsa estate, il Napoli ha deciso di puntare ancora su un attaccante che potesse essere così determinante sul piano del gioco, dal momento che fin da subito si era consapevoli che non avrebbe mantenuto questi ritmi realizzativi. “Da Osimhen non ci dobbiamo aspettare tutto e subito, non fa 25 o 30 gol, ma dovrebbe esprimere un gioco per la squadra straordinario e far fare gol anche agli altri azzurri” aveva detto Aurelio De Laurentiis a fine luglio. Ha investito una cifra record per acquistarlo, confermando gran parte della rosa dello scorso anno. Ma quella continuità di risultati naturale che la squadra avrebbe dovuto avere, non trova riscontro nella realtà.

Ed è chiaro che a finire per primo sotto analisi sia proprio il giocatore più atteso. Perché la squadra riesce a coinvolgerlo e metterlo in condizione di arrivare a battere in porta, ma dopo cinque presenze in campionato e due in Europa League (partendo complessivamente due volte dalla panchina), ha segnato soltanto un gol contro l’Atalanta e ha rimediato un rosso evitabile contro la Real Sociedad. Molto spesso, per limitare le sue doti atletiche, le rivali del Napoli hanno evitato di concedergli profondità, ma ha saputo comunque ritagliarsi le sue chance, come nella partita di ieri.

Tante le attenuanti del caso: dalle ridotte tempistiche di adattamento ad un calendario che dà poco tempo per allenarsi. Il tutto in una stagione calcistica che deve convivere con una spaventosa pandemia. Ma qualche perplessità comincia a sorgere, dal momento che le difficoltà sotto porta sembrano da ricondurre a qualche limite del giocatore. Soprattutto se si considera come fu l’avvio in maglia azzurra del bistrattato Milik che alterne vicende di mercato e un atteggiamento mai troppo convincente hanno sempre fatto passare in cattiva luce.

Contando le prime cinque partite di campionato (visto che il Napoli una non l’ha giocata) e le prime due di coppa, l’avvio del polacco alla stagione d’esordio in azzurro fu memorabile: doppiette a Milan, Bologna e Dinamo Kiev e un gol al Benfica, risultando presente in tutte le sfide (cinque volte titolare, due subentrato). Fu meno impiegato l’anno successivo: giocò quattro partite e segnò due volte contro Verona e Shakhtar. Partenza a marce basse nella stagione 2018/19, quando alle sei presenze collezionate corrispose soltanto un gol in campionato contro la Lazio. L’inizio dell’annata scorsa, invece, fu condizionato da un infortunio muscolare: nessuna rete in tre presenze.

De Laurentiis ha scelto di usare il pugno duro con Milik, come ritorsione per le resistenze fatte dal giocatore ad un trasferimento, dopo aver rifiutato il rinnovo. Il Napoli l’ha escluso da ogni tipo di lista, per cui il giocatore è indisponibile. Forse, però, in una situazione simile, dove ci sono difficoltà realizzative conclamate (tre gol segnati nelle ultime quattro partite), poter contare su un’arma in più avrebbe potuto far comodo. Quando non ha dovuto fronteggiare una rottura del crociato, ha dimostrato di saper trovare la via del gol anche senza avere un posto da titolare inamovibile, segnando 34 reti in due anni.

Con ogni probabilità, Osimhen potrà soltanto crescere e migliorare sotto ogni punto di vista. Ma i suoi primi mesi napoletani stanno mettendo in discussione diversi aspetti: il suo valore effettivo, la posizione di Mertens e, a questo punto, la memoria storica di un giocatore con cui forse Napoli è stata troppo dura.

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