Fuori, il post-partita di Gattuso. In campo tiri a giro come le foglie morte. Un tripudio di applausi e pollici alzati. Lozano non si adegua e mostra il furore
È passato circa un anno dai romanzi d’appendice sugli allenamenti blandi del figlio raccomandato dell’ex tecnico, venuto a curare la sua osteoporosi a Posillipo. Ci troviamo così, a una stagione di distanza, dopo una vittoria di misura nelle assai impervie acque bolognesi, senza un sorriso. Novanta minuti di letargico entusiasmo e l’allenatore va in diretta a sfanculare il giornalista reo di avergli suggerito l’idea del primato. Screanzato. I due difensori in tribuna, dice, li ha portati per evitar loro passeggiate (come per gli over 65 in ottica lockdown) e divani caldi – magari plaid, un sorriso amico, una tisana. A sud, da Portici a Scalea, vige il piglio del sergente maggiore Hartman. A Napoli si vince da incazzati cronici. Una terra deluchizzata. Pare che così la squadra si rassodi e torni alle origini, quelle di uomini del sui cui nessuno ha mai regalato niente – compleanno, Natale, Allauin non ne parliamo, immensa stupidità americana. A Napoli si va a laurà e si festeggiano i morti, punto.
Per rimanere in tema, la serata al Dall’Ara è un omaggio a Yves Montand di Les feuilles mortes – Tu vois, je n’ai pas oublié -; solo che a danzare dolcemente verso il suolo non sono le foglie autunnali ma grappoli di tiri a giro che si impilano copiosi, come il duro torrone del vero novembre napoletano sulle bancarelle all’uscita dei cimiteri: di prima, a due tocchi, alti di un paio di metri, larghi di tre, con le mandorle, al cioccolato. Tante ricette, come per il baccalà. L’Insigne, ormai canuto, appare ammorbidito dal tempo. Per ogni passaggio di un compagno un applauso. Ad ogni cross un pollice alzato. Hai sbagliato, ma hai fatto del tuo meglio. Un rincuorare e rincuorarsi costante, Tout doucement, sans faire de bruit. Solo Lozano, ancora posseduto da qualche troppo acerbo e giovane demone del gioco del calcio, sembra fuori chiave, si danna eccessivamente. Fa addirittura un cross per il gol di Osimhen che almeno evita la pagliacciata di esultare. Smancerie per gente del nord. Zitti. Noi solo lavoro virile. Altro che svilirsi a cantare nei ristoranti.
Mentre in Pennsylvania rimbomba la notte di Joe e Kamala, l’avvincente sfida col Bologna rievoca la notte di Roberto Soriano. Quella diabolica serata infernale, scura, in cui svanì il sogno dei napoletani di vederlo vestire la casacca azzurra. La lotta contro il tempo. Il contratto non depositato. Oggi fa male vedercelo addirittura contro, in questo ferale match.
Scampolo anche per Petagna. Nel finale. A Napoli, poco prima di perdersi nel desìo di Soriano, si storceva il naso discorrendo di Zapata. Legnoso. Lenti. Poco tecnico. Et le vent du nord les emporte, Dans la nuit froide de l’oubli.