ilNapolista

Non si può spiegare Napoli-Roma 4-0 senza ricorrere al soprannaturale

Ho scelto scientificamente di non guardarla, non avrei retto altri novanta minuti di commozione indotta e poi temevo che il Napoli si trasformasse nel Pescara

Non si può spiegare Napoli-Roma 4-0 senza ricorrere al soprannaturale

Napoli – Roma è la più grande non guardata di sempre per quanto mi riguarda, mai come ieri sera ho scelto scientificamente di non guardarla, sostituendola con due puntate di The Crown, che non sarebbero andate da nessuna parte, per sempre disponibili, nei secoli dei secoli, più o meno quanto l’esistenza in vita di Elisabetta II. Non potevo sottopormi a un’altra ora e mezza di commozione indotta, fermo a guardare imbambolato di nuovo il simbolo dell’infinito che sostituisce la data di morte di Maradona. Diego è eterno, è vero, ma è incontestabilmente morto, ahinoi. In più avevo il terrore che quella maglia in omaggio all’Argentina trasformasse il Napoli nel Pescara. Non ci avevate pensato? Buon per voi così l’avete guardata.

Sono ateo, non credo, perciò immagino che Maradona al momento non si trovi da nessuna parte, come Bowie, come mio padre. Ho creduto però in Maradona e se qualcosa rimane, non è la cenere, è un pulviscolo, qualcosa di poco meno che materia disperso su un terreno di gioco. Io so che una particella scomposta di Maradona è dispersa sul terreno di gioco dell’ormai ex San Paolo, è appena nascosta da qualche parte della Bombonera, nelle zolle dell’Atzeca, in ogni campo da calcio dove ha messo i piedi. Cellule di Maradona si trovano dal campo dell’Argentinos Juniors (che già porta il suo nome) a quello del Siviglia, passando da Acerra e dal Camp Nou. Se ci piace davvero il pallone dobbiamo credere a una cellula di Diego per ogni campo di calcetto, per ogni piazza in cui un ragazzino gioca o giocherà a pallone. E credo ne resti un granello nelle case di ciascuno di noi, io stesso pensavo di intitolargli la scrivania, creare uno scaffale sulla libreria a suo nome, vedremo, una cosa alla volta. In una chiacchierata alla radio mi hanno chiesto se pensassi a Maradona come al Maschio argentino, perciò eterno come l’angioino, ho risposto che lo vedo eterno sì, ma nei muri dei quartieri spagnoli, destinati a un per sempre più esteso di ogni monumento, ce lo dice l’immaginario, ce lo racconta la storia della città di Napoli.

In ogni caso, guardata o meno, una partita si è disputata, il Napoli ha battuto la Roma 4 a 0. Un amico su Twitter mi ha scritto che i giallorossi sono venuti solo a fare le condoglianze, portando – come usa a Napoli – lo zucchero e il caffè. Questa ipotesi piace anche ai tifosi della Roma che conosco, meglio pensare a una squadra che non ha giocato che a una che è finita schiacciata. Però i quattro gol esistono. Dobbiamo sottrarci al soprannaturale per giudicare la punizione di Insigne? Non lo faremo. Quanto tempo è passato da quando Insigne non segnava su calcio piazzato? E chi se lo ricorda.

Dobbiamo parlare di cose terrene sul serio? Spiegatemi allora il colpo di tacco di Mario Rui, non se ne ricordano altri. Tutti voi ricorderete l’ultimo gol di Ruiz, io invece no. Il mistero glorioso, però, e così troviamo anche la particella di Maradona, risiede nel gol di Politano, che salta avversari come birilli, dribbla il portiere e segna. Amen.

Un amico di Cagliari oggi mi ha scritto che secondo lui Maradona non avrebbe voluto il suo nome al posto del San Paolo. Carino. Ma anche il mio amico, come tutti, crede di sapere cosa avrebbe fatto o detto Diego, cosa è stato e cosa no.

Infine, ringraziando il Napoli, una vittoria ci voleva, mi piace ricordare a tutti quelli che amano separare il calciatore dall’uomo, che soltanto adesso Maradona è scisso dall’uomo ed è là nelle particelle azzurre o biancazzurre che si sollevano e si posano sui terreni di gioco. Ad10s ragazzo.

ilnapolista © riproduzione riservata