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Maradona è stato l’altro mare di Napoli

Nell’immaginario collettivo ha avuto lo stesso peso di Angela Davis o di Jim Hendrix, piaccia o meno è stato il riferimento ideale di milioni di persone

Maradona è stato l’altro mare di Napoli

Fu di sera, Via Nisco, Via Vetriera, Vico Vasto a Chiaia, i tg accesi nelle case. I telefoni squillavano da casa a casa e furono fuochi, botti e fiumara di gente che scendeva giù. Era di sera, era arrivata la notizia che Diego Armando Maradona avesse firmato per il Napoli. Io avevo due anni e mi raccontano che mi svegliai in piena notte. Fu allora che Diego divenne immortale, fu allora che una città dichiarò, finalmente al mondo intero che il pallone era l’unica certezza della sua gioia, fu allora che Napoli scelse di essere per sempre devota all’uomo, al calciatore, al genio, al dolore.

Ogni bambino si sarebbe chiamato Diego da li a poco ed ogni famiglia avrebbe avuto spazio per lui, in casa. Ogni vicolo, ogni strada, ogni pezzo di muro avrebbe ospitato una scritta, un altare, una foto. Era immortale, lui è nato immortale. Arrivò e spazzò via la logica, prese a calci il sistema, lo derise con i pugni, con la bocca. Era riuscito ad unire i Sud del mondo, come Guevara, portandoli dalla sua parte, quella visiva, quella fantasiosa, quella alta della rivolta popolare attraverso un gioco. Fu così in Messico fu così a Napoli. Era immortale, Napoli è stata la sua terra promessa, quella in cui gli è stato affidato il compito di costruire un tempio perenne.

Era odiato Diego, al di là del suo recinto, era odiato da chi pretendeva che fosse come tutti gli altri, che si adeguasse alla normale percezione del calcio, del business, della informazione e per questo fu colpito duramente nella sua debolezza, nella irrequieta forma di fuggire da una realtà che, fuori dal prato, non lo aveva minimamente considerato superiore agli altri. Diego era immortale in vita, ha avuto lo stesso peso nell’immaginario collettivo di Angela Davis o di Jim Hendrix, piaccia o meno è stato il riferimento ideale di milioni e milioni di persone, il punto fermo di generazioni, il magma di Napoli, il suo nucleo e la sua espressione più completa, dalla creatività agli eccessi, la sua passione, la sua generosità, la sua riconoscenza.

Diego era già eterno, già epico, già oltremodo riconosciuto come un eroe del novecento capace di avere, in vita, omaggi e pellegrinaggi come se fosse stato realmente una divinità. Non vi è, nella storia recente, un uomo popolare di tanta grandezza, non c’è stato mai nessuno che con il pallone sia riuscito a determinare il pensiero di popoli e di unirli anche nel dolore. Diego era immortale, è nato immortale, sarà eterno e sconfinato, sarà per sempre il simbolo, l’icona degli oppressi, l’altro mare di Napoli quello che non smette mai di somigliare ad ognuno di noi. Diego come Napoli era la medesima espressione di irriducibilità al paradigma del potere.

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