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Ma il Napoli ha giocatori dalla personalità vincente?

POSTA NAPOLISTA – È il risultato della politica societaria che è di valorizzare i calciatori. Perciò Ancelotti voleva portare i vincenti come James o Ibrahimovic

Ma il Napoli ha giocatori dalla personalità vincente?

Mi chiamo Luca Mastronardi e scrivo da Torino, tifosissimo del Napoli ma in modo riflessivo, semi-pacato. Aggiungo che sono un vostro fan, nel senso di fanatico. Unica testata sportiva che fa informazione giornalistica VERA e se deve esprimere opinioni, sport pressoché unico presso la quasi totalità delle altre testate, lo fa sempre partendo da fatti e dati, ben riportati e spiegati ai lettori.

Leggendo i vostri commenti di stamattina, che condivido in gran parte, naturalmente con uno stato d’animo altamente scocciato per la sconfitta di ieri sera, mi sono deciso a scriverle per esporre un punto di vista che, francamente, mi sembra sfugga sostanzialmente a tanti commenti inclusi quelli del Napolista.

Si riassume nella domanda: “ma il Napoli ha tra i suoi giocatori, personalità davvero vincenti?”

L’abbiamo visto ieri sera con Ibrahimovic: essere vincenti non significa non sbagliare mai, ma che, quasi sempre l’atleta vincente  porterà a casa il successo, per sé o per la sua squadra.

A Napoli, da quando lo seguo fin da piccolo, di giocatori vincenti ne ricordo principalmente tre, in ordine cronologico: Krol, Maradona, Cavani. Con loro in campo sapevi sempre che qualcosa sarebbe successo, che qualsiasi risultato sarebbe stato possibile.

Poi ci sono alcuni giocatori speciali che rendono possibile consolidare l’azione dei Grandi Vincenti. Riguardo ai giocatori citati prima, cito Castellini, Bruscolotti, Guidetti, per Krol; Bagni, Romano, Alemao per Maradona; Hamsik, Lavezzi, Maggio, GRAVA per Cavani.

In rapporto alla squadra attuale di Gattuso, ma anche a quella di Ancelotti, osservo che mi sembra determinante considerare l’assenza di Jorginho…

Sarri lo ha avuto e abbiamo parlato di una squadra esaltante. Sempre Sarri lo ha avuto al Chelsea e comunque ha vinto l’Europa League e si è classificato 4°in Premier, non lo ha avuto alla Juventus e, nonostante la vittoria in campionato, è stato esonerato.
I suoi successori sulla panchina del Napoli hanno avuto, non avendolo, grossi problemi. Non è che Jorginho sia al livello di Iniesta, Falcao o Rivera ma nel panorama attuale è un giocatore in grado di fare la differenza in qualsiasi squadra giochi. Inclusa la Nazionale Italiana.

Ora, e qui volevo arrivare, stiamo discutendo dei limiti della squadra che dopo l’Atalanta sembra aver perso il filo del discorso che sembrava brillantemente iniziato.

Lei ricorda che la squadra è la stessa che un anno fa si era ammutinata e piena di “mal di pancia” di giocatori ansiosi di andar via. Alfonso Fasano, grandissimo analista, l’unico o quasi che davvero spiega le pieghe più recondite di una partita, racconta la stessa cosa dicendo che non tutti i giocatori sono idonei a far parte dello spartito immaginato da Gattuso: il celeberrimo 4-2-3-1.
Mi permetto di aggiungere: “e non vedo praticamente nessun giocatore davvero vincente”.

Che siano tutti giocatori di alto livello è cosa certa e praticamente riconosciuta da chiunque: soprattutto dagli avversari, che, infatti, ci studiano a fondo e trovano contromisure al gioco di Gattuso direi più che efficaci. A queste contromisure si risponde in genere con il cambio di moduli, di strategia, di giocatori e, in “estrema ratio”, con la personalità dei giocatori. A Napoli la chiamiamo “cazzimma”, ma a me sembra che la questione si riduca in ultima analisi al concetto del “non starci a perdere”.

E qui, a mio avviso, casca il famoso “asino”.

Nessun giocatore attualmente in rosa mi sembra capace/determinato a tentare una simulazione in area avversaria, di emulare la “mano de Dios”, di buttare la partita in rissa o anche solamente di provare il tiro della disperazione. Vale anche per il citato, in questi giorni, Arek Milik, ovviamente rimpianto come l’assente dal talento incompreso, ultima follia di una dirigenza un po’ originale.

Credo che la fotografia più corretta di questi giocatori sia stata data in diversi momenti da Sarri. Una squadra che ha bisogno di un “sistema” in grado di rassicurare il singolo attraverso compiti semplici e “meccanicistici” in grado di trasformare l’incertezza del singolo in “fiducia di corpo”: un po’ come in un esercito. Tutti gli allenatori che hanno perseguito questa strada in tempi recenti, hanno vinto qualcosa o si sono segnalati come grandi allenatori.  E da Mazzarri in avanti, poco o nulla è cambiato. L’aveva capito Ancelotti che pensava ad un rinnovamento totale con l’idea di inserire “vincitori veri” come J. Rodriguez e, guarda un po’, l’autore della doppietta di ieri sera al San Paolo!

E qui, nel chiudere questa mail, troviamo, sempre a mio avviso, la ragione ultima di questa situazione. La politica societaria in merito alle strategie di mercato del Napoli. Dal suo ritorno in A nel 2007, il Napoli di De Laurentiis, ha perseguito strategie coerenti tese a rinforzare e a far crescere il valore economico della rosa. Il Napoli cioè ha comprato, mediamente bene, giocatori di sicuro valore che hanno, sì, accresciuto il valore e la forza della squadra, senza, però, seguire davvero un progetto tecnico finalizzato ad un sistema di gioco. Tanto meno calciatori scelti, in via prioritaria, in base al loro temperamento agonistico. È, ad esempio, la scelta che abitualmente fa la Juventus. Non è superfluo ricordare che, con poche eccezioni (Ancelotti, soprattutto), tutti gli allenatori di valore che abbiamo avuto sono andati via da Napoli accusando la società di non essere stati ascoltati in sede di mercato. De Laurentiis ha sempre adottato la medesima politica con tutti i suoi allenatori: essere in grado di valorizzare al massimo ogni singolo calciatore e la rosa nel complesso e di accettare qualsiasi acquisto senza condizioni.

Come dire: ciò che vediamo in campo è una squadra ad immagine e somiglianza delle politiche della Società di appartenenza. Mi sembra chiaro, vox populi, che molte rimostranze dei tifosi del e di Napoli non siano del tutto infondate.

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