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“Il talento del calabrone” sembra tratto da un romanzo di Stieg Larsson

La minaccia di un’autobomba in una trasmissione radiofonica. Un film sul ruolo dei sociaI e sulla virtualità violenta che produce mostri ascoltati

“Il talento del calabrone” sembra tratto da un romanzo di Stieg Larsson

Diciamo la verità “Prime video” oltre ad una buona dose di film d’antan poco offre all’amante del cinema: ma tra le poche cose che incuriosiscono ci sono molte produzioni italiane. Tra queste occupa da pochi giorni un posto privilegiato “Il talento del calabrone” un thriller che nasce da un soggetto innovativo del giovane Lorenzo Collalti che con il regista Giacomo Cimini firma anche la sceneggiatura.

Nella nuova Milano post Expò il giovane DJ Steph (Lorenzo Richelmy) conduce un programma radiofonico di successo “Beat time Milano, Beat time Italia”. Durante una diretta fiume tra canzoni a richiesta e un concorso per vincere due biglietti per il concerto de “Il Volo” s’inserisce con un sotterfugio quello che appare come una persona matura, Carlo (Sergio Castellitto), che prende il controllo della trasmissione tenendo tutti sotto scatto con la minaccia di un’autobomba.

Mentre la regia è costretta a inserire pezzi di Bach e Beethoven è Carlo che lancia dal suo account – Il calabrone – un concorso che mette in palio 1 milione di euro a chi indovinerà l’oggetto che posta. Mentre i carabinieri prendono il controllo delle operazioni con il tenente colonnello Rosa Amedei (Anna Foglietta), Steph, da mattatore incontrastato diviene un mansueto giocattolo nelle mani di quello che sembra essere un folle, e il dj è anche eterodiretto dalla carabiniera.

Due generazioni cozzano tra di loro: Stefano abituato all’immagine e a dominare gli altri con una parola-immagine e il prof. Carlo De Matteis che ha fiducia nella sola scienza e non nelle risposte irrazionali che generano pseudoscienza e mito.

Il thriller all’inizio è una sciarada e pian piano invece diventa filosofico nella ricerca del punctum doloris che ha scatenato il tutto. Tutto è perfetto: le musiche di Dimitri Scarlato e la fotografia di Maurizio Calvesi. In questo thriller al di là della suspense ci sono i temi dei tempi che viviamo: la società dei commenti social che sono alla base del marketing, lo stalking, la virtualità falsa e violenta che produce mostri ascoltati. Sembra di vedere un film svedese tratto da un romanzo di Stieg Larsson.

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