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Il ritorno allo stadio dei tifosi divide l’Inghilterra: “Biglietti in mano agli sponsor, ci andranno solo i ricchi”

Il Telegraph dedica al problema 3 pagine. Dal 2 dicembre saranno riammessi in 4.000, ma il pericolo è che i “veri tifosi” saranno esclusi per gli accordi corporate. Critico anche Klopp

“Non capisco perché ora potranno entrare 2.000 persone in uno stadio da 60.000 posti, e 2.000 persone in uno stadio di 9.000 posti. Ma non sono sorpreso che non ci abbiano pensato, a essere onesti”.

La critica di Klopp è solo l’ultima, anche se roboante, voce che si alza in attesa che dal 2 dicembre in Inghilterra si torni allo stadio, con varie limitazioni. Non è un processo liscio, per niente. Anzi, il dibattito nel Regno Unito è infuocato. Oggi il Daily Telegraph ci dedica tre paginoni, tutta l’apertura dello sport in giorni di Champions.

Il problema, uno tra i tanti, è sociale. Il pericolo è che i 4.000 biglietti finiscano nelle mani di sponsor e di super-paganti, lasciando i “veri” tifosi a casa perché semplicemente non possono permetterselo. E poi ci sono i club, che protestano in ogni caso: con appena 4.000 biglietti non si pagano nemmeno le spese della gestione dell’ordine pubblico, dicono.

Ieri i club della Premier League stavano anche valutando la possibilità di impedire ai tifosi non residenti in città di venire alle partite, in modo da riuscire a non finire in un garbuglio burocratico: i tifosi in zona 3 (dove restano le porte chiuse) per esempio, possono comprare un biglietto per una partita che si disputa in zona 1?

Il pubblico allo stadio dovrà festeggiare in modalità “contactless”, non potranno nemmeno darsi il cinque. E dovranno firmare una autocertificazione nella quale dichiarano di non mostrare sintomi di Covid-19 o di essere in quarantena. Una replica del fallace sistema italiano, insomma.

Ma è il processo di assegnazione dei biglietti per le partite di mercoledì prossimo ad accendere le polemiche più vivaci. È venuto fuori che gli sponsor potrebbero richiedere i biglietti per alcune partite in base ad accordi contrattuali precedentemente firmati con i club. Un po’, anche in questo caso, come avveniva in Italia dove i mille ammessi sugli spalti a settembre erano “prescelti” corporate.

I club perderanno comunque somme significative ospitando un numero limitato di tifosi e vorranno massimizzare la vendita dei biglietti, scrive il Telegraph. Malcolm Clarke, presidente della Football Supporters ‘Association, ha affermato che qualsiasi processo per la scelta di chi va allo stadio “deve essere equo. Non deve esserci un particolare gruppo di sostenitori che ottiene un trattamento speciale. Se i club iniziassero a dare la priorità agli sponsor, sarebbe un enorme autogol. Spero che non siano così imprudenti”.

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